Roma (NEV), 21 luglio 2021 – Il 33° Sinodo Generale della Chiesa Unita di Cristo (UCC), tenutosi la scorsa settimana, dall’11 al 18 luglio, ha esaminato e adottato una risoluzione (in attesa della ratifica finale dei verbali del Sinodo Generale da parte del Consiglio dell’UCC) intitolata “Dichiarazione per una pace giusta tra Palestina e Israele”. Il testo è stato approvato a larga maggioranza: 462 sì, 78 no, 18 astenuti. Si stabilisce un nuovo filo conduttore – un concetto teologico usato dal profeta Amos – per l’impegno dell’UCC sulla questione israelo-palestinese.
La Dichiarazione nomina come principi guida i diritti umani e civili, il diritto e le convenzioni internazionali, nonché un “esame delle teologie che sono state utilizzate per discriminare e opprimere”.
Per il Sinodo dell’UCC la direzione è quella del “dialogo e dell’impegno con i partner interreligiosi […] rimarremo vigili come sempre nella nostra condanna dell’antisemitismo e di altre forme di fanatismo e discriminazione a base religiosa, così come ci opponiamo alla violenza in tutte le sue forme, ovunque venga perpetrata”. La risoluzione distingue tra antisemitismo e critica delle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi: “Israele – si legge nel comunicato che ha accompagnato la presa di posizione – è il maggior destinatario di aiuti militari statunitensi, riceve più aiuti militari dagli Usa di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme. Quindi, noi come cittadini statunitensi e come chiesa degli Stati Uniti contrari alla militarizzazione, abbiamo una responsabilità specifica, proprio come siamo stati critici nei confronti dell’impegno militare degli Stati Uniti e dell’aiuto militare in altre parti del Medio Oriente e in tutto il mondo”.