Il Servizio civile universale per l’estero è ancora bloccato

I rappresentanti degli enti e degli operatori volontari chiedono un incontro alla Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, per risolvere la situazione, per non demotivare i giovani e per farli partire in sicurezza

Immagine tratta da centoxcentoserviziocivile.it

Roma (NEV), 8 ottobre 2021 – La Conferenza nazionale enti servizio civile (CNESC), insieme al Forum nazionale del Servizio civile, l’AOI e la Rappresentanza nazionale degli operatori volontari, hanno espresso apprezzamento per lo sblocco delle partenze di Servizio civile all’estero. Lo sblocco riguarda alcune aree di 7 Paesi e arriva in seguito alla Circolare recante indicazioni agli enti di Servizio civile in relazione all’impiego degli operatori volontari in Paesi esteri a rischio, pubblicata lo scorso 23 settembre.

Si tratta di “Un’apertura importante che permette finalmente ad almeno 112 operatori volontari di ripartire” scrivono gli enti in un comunicato congiunto diramato oggi. Tuttavia rimangono ancora bloccati circa 150 giovani. Il numero rischia di diminuire ulteriormente. Si legge ancora nel comunicato che alcuni di questi giovani “non ce la fanno più a rimanere sospesi nel limbo, demotivati e sfiduciati dopo essere stati avviati al Servizio. E da quasi due mesi, per la maggior parte, bloccati nelle partenze”.

Gli enti e la rappresentanza degli Operatori volontari hanno mandato una richiesta di incontro alla Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, in quanto “La responsabilità della decisione è proprio del Dipartimento e della Ministra”. Obiettivo dell’incontro “non è solo quello di sbloccare le partenze per i 12 Paesi”, ma anche quello di “ridefinire una procedura certa, anche in vista della valutazione dei programmi in corso e per l’imminente bando sui Corpi Civili di Pace”.

Ad oggi, infatti, “i protocolli previsti sembrano essere disattesi: per la maggior parte dei Paesi infatti il sito www.viaggiaresicuri.com non sconsiglia a qualsiasi titolo l’ingresso, se non per alcune aree dove non sono presenti le sedi degli enti, col risultato che per lavoro o studio qualsiasi cittadino italiano può recarsi oggi nei Paesi interessati dal blocco, ma non per il Servizio civile.
Inoltre, risulta ormai evidente che, alla base della decisione sulle partenze, non c’è una valutazione dei piani di sicurezza previsti dagli enti, che individuano gli accorgimenti necessari per garantire appunto i livelli di sicurezza, ma soltanto una fotografia dei rischi presenti nel Paese”. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione (MAECI), nel tavolo congiunto dello scorso 16 settembre, “ha dato il suo nulla osta al Dipartimento perché fossero condivise con gli enti le motivazioni (sanitarie? di ordine politico?) alla base del ‘divieto’. Informazioni essenziali per adeguare i piani di sicurezza ai rischi presenti, ma che ad oggi non sono state ancora socializzate”.

Gli enti firmatari chiedono di superare i vincoli formali, attraverso strumenti flessibili per gestire l’emergenza e la sicurezza. Chiedono, inoltre, di definire le stipule di un’assicurazione sanitaria integrativa obbligatoria come “responsabilità del Dipartimento”.


La CNESC rappresenta oltre 7.000 organizzazioni e 247 Enti pubblici, con quasi 20.000 sedi di attuazione. Alla CNESC aderisce fra l’altro la Commissione sinodale per la diaconia (CSD-Diaconia valdese).