Roma (NEV), 27 dicembre 2021 – L’arcivescovo anglicano Desmond Tutu ” è stato uno dei personaggi-chiave nel movimento ecumenico negli Anni Ottanta e Novanta. Pochi come lui sono stati insieme protagonisti e testimoni della vicenda sudafricana di quegli anni: l’opposizione all’apartheid, un regime razzista che troppo spesso rivendicava radici bibliche e teologiche e la costruzione di un Sudafrica democratico e addirittura riconciliato”. Così Paolo Naso, docente di Scienza politica, ricordando il celebre personaggio, scomparso ieri, a 90 anni.
“Nella vita di Tutu ci sono state dunque diverse stagioni. Il mondo evangelico italiano lo ha potuto incontrare quando, dopo la caduta del regime dell’apartheid, si cercava la strada per un nuovo Sudafrica, la nazione arcobaleno riconciliata, dopo anni di brutali violenze. E lì lo spirito evangelico e la capacità profetica di Desmond Tutu ebbero un ruolo straordinario. L’idea di un meccanismo di giustizia che non fosse semplicemente l’amnesia dell’amnistia, ma che cercasse di coniugare la verità sui fatti e anche la logica evangelica del perdono si deve proprio alla sua personale elaborazione. Ricordando Tutu, che fu da africano protagonista di quella stagione, vanno però ricordati anche altri personaggi, alcuni dei quali teologi bianchi ed esponenti della Chiesa riformata olandese che fu certamente la comunità religiosa più convinta dei fondamenti biblici e teologici dell’apartheid e ma a partire dal 1984-1985 fu invece al centro di un processo di conversione e cambiamento. Tutu dialogò con questi personaggi ed è grazie a quei dialoghi e alla forza di quella relazione fraterna che il Sudafrica potè inaugurare una nuova stagione politica ma anche morale e civile”.
“Ebbi modo di intervistare Desmond Tutu per la rubrica “Protestantesimo” – ricorda ancora Paolo Naso – . Ovviamente non era facile, dovetti ricorrere a un piccolo trucco e così dopo una conferenza stampa feci finta di “perdermi” nei corridoi dell’ufficio e sbucai all’improvviso davanti a lui con la telecamera in mano, forse lui capì che era stato un trucco, ad ogni modo mi concesse una lunga intervista. Ricordo che alla fine, eravamo alla vigilia delle prime elezioni libere del Sudafrica, gli chiesi “che cosa farà in occasione di queste elezioni?”, e lui rispose, alzandosi e mimando il gesto: “Ballerò tutto il giorno”.
E qui sotto il ricordo del pastore Massimo Aprile, che condivise con l’arcivescovo anglicano una manifestazione per la pace, nel 1989, a Gerusalemme: