Uno sguardo sullo spazio profondo

Nella puntata odierna della trasmissione radiofonica della FCEI "Culto evangelico", il pastore Luca Baratto ha proposto una riflessione sul tema dell'alterità, a partire da una curiosa notizia di qualche giorno fa...

Foto: Nick Owuor (astro.nic.visuals), unsplash

Roma (NEV), 9 gennaio 2022 – Di seguito il testo della rubrica “Parliamone insieme” del pastore Luca Baratto, andata in onda questa mattina, domenica 9 gennaio, nella rubrica radiofonica “Culto evangelico”, su Rai Radio1.

Durante il periodo delle feste natalizie mi è capitato di leggere questa notizia: la NASA – l’agenzia spaziale statunitense – ha ingaggiato 24 teologi di diverse religioni per discutere con loro su come gli esseri umani reagirebbero alla notizia dell’esistenza degli alieni. Tra i 24 figura anche il professor Andrew Davidson dell’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, che sta per pubblicare un libro, in inglese, su Astrobiologia e Dottrina cristiana, tema di cui è esperto. Per Davidson è possibile che nell’immensità dell’universo esistano forme di vita intelligente ed è bene discuterne le implicazioni con anticipo (di qualche decennio, di qualche secolo, non sappiamo). Inoltre, Davidson si interroga sul fatto se anche su altri pianeti si siano manifestate delle incarnazioni del divino, proprio come sulla terra Gesù Cristo è, secondo i cristiani, incarnazione di Dio, Dio che si fa creatura.

Di nuovo gli esseri umani sembrano volgere lo sguardo in alto, oltre il cielo verso lo spazio cosmico. Già i nostri ricchi sfondati hanno organizzato i primi viaggi turistici oltre l’atmosfera terrestre – ad un prezzo davvero esorbitante, è il caso di dirlo, se l’attore Tom Hanks ha declinato l’invito considerando non ben spesi i 28 milioni del biglietto. Siamo tornati a guardare verso l’alto, un po’ perché, come Dante fa dire ad Ulisse, gli esseri umani sono nati per ricercare la conoscenza; un po’ perché non riuscendo a risolvere gli innumerevoli problemi che abbiamo su questa terra, semplicemente abbiamo deciso di fare altro.

Non è nemmeno una novità che volgendo lo sguardo allo spazio, i teologi vengano chiamati in causa. Il cosmonauta Gagarin, primo uomo a viaggiare nello spazio, tornato sulla terra disse: Lassù non ho visto alcun Dio. E anche sulla presenza di forme di vita aliene, religiosi e teologi sono già stati abbondantemente interrogati negli anni della corsa spaziale tra Usa e URSS. La domanda fu posta, per esempio, a C. S. Lewis – affermato apologeta cristiano, all’epoca molto conosciuto nel mondo di lingua inglese, e anche autore di una trilogia spaziale, il cui romanzo più famoso è “Lontano dal pianeta silenzioso”.

Lewis rispose così: “Non guardo con piacere a un [improbabile] incontro tra l’umanità e una qualsiasi specie di alieni razionali. Ho visto come l’uomo bianco ha trattato fin qui i Neri, e come, anche tra persone civilizzate, il più forte prevale sul più debole. Se nel bel mezzo dello spazio incontrassimo una razza, per quanto innocente e bendisposta, tecnologicamente meno avanzata di noi, senza dubbio ripeteremmo le stesse gesta malvagie. Schiavizzeremmo, tradiremmo, sfrutteremmo o stermineremmo; come minimo, la corromperemmo con i nostri vizi e la infetteremmo con le nostre malattie”.

Nello spazio si ripeterebbe ciò che è successo sulla terra dal primo esperimento di colonizzazione, le crociate, in poi. Perché riempire altri mondi di massacri, fame e devastazioni ambientali? Se invece dovessimo incontrare una razza superiore per intelligenza e per tecnologia, allora forse succederebbe il contrario. “In questo caso – scrive Lewis, incontreremmo nello spazio se non Dio, almeno il suo giudizio”, sulla nostra civilizzazione.

In realtà, interrogarsi sugli alieni significa interrogarsi sulla diversità. Che relazione ha l’essere umano con il diverso, con l’altro? Sia esso il samaritano, l’impuro, il povero o lo straniero che sta ai nostri confini e che muore di freddo nei boschi o affoga nei nostri mari? E la domanda sulla diversità è anche una domanda su Dio. Il teologo protestante Karl Barth ha definito Dio il “Totalmente Altro”, colui che esprime l’alterità assoluta rispetto a ciò che noi umani siamo, a ciò che pensiamo, alle immagini del mondo e dell’universo che ci costruiamo. É la diversità totale rispetto al nostro ordine e alla nostra giustizia. Se non è la definizione di un alieno, questa, non so cosa altro possa esserla. Buona domenica!”


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