Legge sulla cittadinanza compie 30 anni. IDOS: “Che sia l’ultimo compleanno”

Diverse iniziative in tutta Italia per chiedere una nuova legge. Il Centro Studi e Ricerche IDOS e la rete per la riforma della cittadinanza presentano dati sul cambiamento demografico degli ultimi 30 anni. La legge attuale, scrivono i promotori, penalizza oltre 1,5 milioni di potenziali italiani

Roma (NEV), 4 febbraio 2022 – La legge 91/1992 per acquisire la cittadinanza italiana compie 30 anni il 5 febbraio 2022. Per l’occasione, il Centro Studi e Ricerche IDOS e la Rete che promuove la campagna “Dalla parte giusta della storia” hanno presentato nuovi dati sul cambiamento demografico degli ultimi 30 anni. Questi dati mostrano come la legge attuale penalizzi oltre 1,5 milioni di potenziali italiani.

A partire proprio dal 5 febbraio, saranno lanciate diverse iniziative per chiedere una nuova legge entro la fine della legislatura. Dalla sfida digitale #ècambiatoQUASItutto, all’invio di una memoria alla Commissione Affari Costituzionali e ai partiti, gli enti promotori intendono sensibilizzare sul tema dei diritti sociali e civili.

“Vogliamo che sia l’ultimo compleanno di questa legge ingiusta -. Dichiara Ada Ugo Abara, presidentessa di Arising Africans, una delle molte associazioni delle nuove generazioni che animano la rete -. Nelle settimane scorse, anche io, come la legge, ho compiuto 30 anni. Attorno a noi cambia tutto, tranne questa legge. Per questo abbiamo lanciato la challenge #ècambiatoQUASItutto. Invitiamo tutte le persone a postare una propria foto del ‘92 e raccontare cosa è cambiato da allora. Non ci accontentiamo delle promesse di questi anni”.

I dati: centinaia di migliaia di “italiani di fatto”

I nuovi dati rilanciati da IDOS fotografano una situazione rispetto alla quale la legge appare “totalmente anacronistica”. Il numero dei cittadini italiani naturalizzati che vivono nel Paese, scrive IDOS, è in continua crescita. “Erano 286 mila al Censimento del 2001, oltre il doppio, 671 mila, a quello successivo (2011). E più di cinque volte tanti nel 2020, quando se ne sono contati oltre 1 milione e mezzo. Se prima dell’ultimo decennio il numero di acquisizioni annuali era piuttosto contenuto (4.000 quelle registrate dal Ministero dell’Interno nel 1992, 12mila nel 2002 e 66mila nel 2012 quelle rilevate dall’Istat), dal 2013 il dato annuale si è sempre attestato sopra le 100mila unità, toccando il picco più alto nel 2016 (201.000). Più di recente, dopo la flessione registrata nel 2017 (147mila) e 2018 (112.500), si è osservato un nuovo aumento nel 2019 (127 mila, +12,9%). E, ancora, nel 2020 (132mila, +3,8%), pur con i rallentamenti delle attività amministrative dovuti all’emergenza pandemica”.

Oggi ci sono potenzialmente oltre 860 mila stranieri residenti nel Paese ad aver diritto di accesso alla cittadinanza italiana “se questa fosse estesa, con efficacia retroattiva, a tutti i nati sul territorio nazionale. Nel 95% dei casi bambini e ragazzi con meno di 18 anni”. Un dato che non stupisce se si considera che, nelle scuole del Paese, ben 2 studenti stranieri su 3 sono nati in Italia. Nel periodo 2012-2020 le nascite di bambini stranieri in Italia sono state ben 630mila, di cui quasi 60 mila nell’ultimo anno, rappresentando un settimo di tutti i nuovi nati.

Il potenziale innovativo e il bisogno di un rilancio sociale, civile, economico e culturale

“Soprattutto in una fase storica come quella attuale, in cui l’Italia ha un urgente bisogno di rilancio sociale, civile, economico e culturale – conclude Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS – è grave dover constatare che un ricco e fresco potenziale innovativo, come quello che saprebbero esprimere, anche in preziosa chiave transnazionale, le nuove generazioni, se solo venissero riconosciute nella pienezza dei loro diritti di cittadinanza, venga ancora mortificato e tenuto ai margini da una legge antiquata, nata già vecchia”. Di Sciullo punta il dito sull’immobilismo politico, alimentato “da vuoti schemi ideologici e, per altro verso, da pavidi opportunismi elettorali. E a farne le spese, oltre alle centinaia di migliaia di ‘italiani di fatto’, è l’intero sistema Paese”.


La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e il suo programma migranti e rifugiati, Mediterranean Hope da tempo aderiscono e sostengono diverse iniziative della società civile per il riconoscimento della cittadinanza ai figli di immigrati o cresciuti in Italia e per lo ius soli. Tra queste, la campagna l’Italia sono anch’io.

IDOS ha presentato quest’inverno il suo 31^ Dossier Statistico Immigrazione, realizzato in collaborazione con il Centro studi Confronti e con il sostegno dell’Otto per mille valdese.