Roma (NEV), 18 febbraio 2022 – Un incontro istituzionale tra diplomatici svizzeri e protestanti italiani, all’insegna del dialogo, dell’ecumenismo, dei diritti umani. Si è svolto pochi giorni fa a Roma, presso gli uffici della Tavola valdese in via Firenze, un momento di confronto tra una delegazione elvetica e tre esponenti evangelici, la moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta, la presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastora Mirella Manocchio e Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
“L’incontro – ha dichiarato la delegazione svizzera – è stato molto interessante e ci ha permesso di approfondire la nostra analisi riguardo le piattaforme ecumeniche. Avremo modo di continuare il dialogo qui in Svizzera con Rita Famos, presidente del Sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera”. La delegazione elvetica era composta dall’ Ambasciatore Simon Geissbühler, Capo Pace e Diritti umani, Dipartimento federale degli affari esteri svizzero, l’Ambasciatore Denis Knobel, rappresentante della Svizzera presso la Santa Sede, Patrizia Palmiero, Capo Pace Africa, Dipartimento federale degli affari esteri svizzero, Vincent Juillerat, Capo relazioni con paese vicini, Dipartimento federale degli affari esteri svizzero.
“Il dipartimento degli affari esteri – continua la rappresentanza svizzera – vede nel dialogo ecumenico un’opportunità per promuovere la pace e i diritti umani nel mondo. Grazie alla sua neutralità e alla sua tradizione umanitaria, la Svizzera può dare un valore aggiunto ai processi di pace in varie regioni del mondo come attore proattivo e credibile. Nel fare ciò, la Svizzera si affida a partenariati sostenibili con attori locali e internazionali. Gli attori religiosi giocano spesso un ruolo centrale. Grazie alla loro apartiticità, hanno spesso accesso alle varie parti in conflitto e vi godono di un alto grado di legittimità. L’incontro con la Tavola Valdese e la FCEI ha permesso di approfondire anche altri temi importanti, tra i quali il diritto alla libertà d’espressione e la protezione delle minoranze nel mondo ma anche nei nostri paesi di origine”.
Tra gli argomenti all’ordine del giorno nel corso dell’incontro anche i flussi migratori. “Siamo convinti che i “corridoi umanitari” siano una buona pratica – ha detto a questo riguardo il presidente della FCEI Daniele Garrone – replicabile non soltanto dalle chiese e organizzazioni umanitarie, ma anche dagli stati. Gli ultimi protocolli che abbiamo firmato per la Libia e l’Afghanistan sono stati non soltanto agevolati (concessione di visti umanitari), ma anche sostenuti (ad esempio con i voli di arrivo) dai Ministeri dell’Interno e degli Esteri. Qualcuno pensa che ciò che si attua con i corridoi umanitari sia un’azione benevola di “anime pie”, mentre noi pensiamo che debba far parte di una politica lungimirante dell’Europa che voglia e sappia guardare a ciò che avviene nel mondo e agire responsabilmente in base ai criteri con cui la si è ricostruita dopo gli orrori della II guerra mondiale. Occorre anche affrontare le terribili cause di molte migrazioni, anche qui con uno sguardo che vada oltre l’emergenza immediata. Molti, quando dicono “aiutiamoli a casa loro”, intendono “ intanto stiano a casa loro” oppure “rimandiamoli a casa loro”. Intanto le guerre, i totalitarismi, la fame, l’emergenza climatica e le violazioni dei diritti umani che rivendichiamo per tutti e di cui noi godiamo continuano e continueranno. Forse è innanzitutto di questo che la politica di dovrebbe preoccupare e occupare”, ha concluso Garrone.