Roma (NEV), 21 marzo 2022 – C’è il Martin Luther King che tutti conoscono, leader del movimento per i diritti civili negli Usa, pastore battista, premio Nobel per la pace, e ci sono storie, aneddoti, ricostruzioni molto meno popolari, approfondite nel libro di Paolo Naso, docente di scienza politica, già coordinatore di Mediterranean Hope, “ideatore” dei corridoi umanitari della FCEI, tra l’altro. Quel libro è diventato uno spettacolo fatto di letture, voci e musica. Sabato 19 marzo si è svolta a Roma la prima presentazione, presso la Facoltà valdese di teologia, vicino piazza Cavour. Davanti a una sala gremita di persone, con, in prima fila, la già viceministra e attuale rappresentante dell’UE per i rapporti con il Sahel, Emanuela C. Del Re e l’editore Giuseppe Laterza, si sono alternate le parole di Paolo Naso con cori e musiche, grazie al maestro Alberto Annarilli e alle voci di Elisa Biason e del coro Voices of grace – Amlas.
Alla scoperta delle luci ma anche delle ombre del percorso politico e umano di King, così come di altri protagonisti del movimento per i diritti civili, a partire da Rosa Parks “raccontata spesso come una casalinga che quel giorno era troppo stanca per non alzarsi e lasciare il suo posto sul bus ai bianchi mentre era una militante”, una figura politica di primo piano in quel movimento. Un movimento che ha ancora molto da dire e da insegnare e che ha un ruolo attuale, a partire dal Black lives matter fino, forse, a poter dare delle risposte alle voci che oggi si mobilitano nella galassia pacifista, contro le guerre, contro il razzismo.
“In un racconto avvincente e appassionato – si legge nella presentazione dell’evento -, Paolo Naso ricostruisce la vicenda di Martin Luther King a partire dalla sua uccisione a Memphis il 4 aprile del 1968 con testi e musiche che portano lo spettatore a condividere le emozioni di quegli anni. Il racconto si sofferma sul King più “radicale”, quello meno noto e celebrato e, per questo, incompatibile con l’icona rassicurante e innocua che ne ha fatto parte dell’establishment politico e una storiografia apologetica che ha finito per congelare King nell’immagine dell’ennesimo e solitario American hero. Al contrario, il racconto fa propria la tesi di Ella Baker – una delle prime collaboratrici di King – secondo la quale “non fu Martin a creare il movimento ma il movimento a creare King”. E per questo la sua azione va collocata nel quadro di un movimento più ampio e articolato. I dieci canti proposti non sono una semplice sussidio musicale ma costituiscono un filo del racconto che porta lo spettatore a condividere musiche ed emozioni di quegli anni. I ritmi e le parole dei negro spirituals eseguiti, ad esempio, si integrano perfettamente con la predicazione, la retorica e l’azione di King e del Civil Rights Movement. D’altra parte, negli anni delle marce e dei sit in di protesta si affermavano anche altri generi musicali “profani” che recuperavano canti di lotta dei primi anni del ‘900 come notissimo e celebre We shall overcome. Ma furono anche gli anni delle protest songs contro la guerra, firmate da autori che segnarono un’epoca: Bob Dylan, Joan Baez, Peter, Paul and Mary... Le foto proiettate sullo sfondo, infine, costituiscono una terza pista del racconto e illustrano il coraggio, la creatività, le speranza, ma anche l’ingiustizia e la violenza di quegli anni”.
L’evento su Martin Luther King sarà riproposto a breve a Domodossola e Milano.
Qui altre immagini dello spettacolo presso la Facoltà valdese: