Roma (NEV), 10 aprile 2022 – Contributo di Luca Maria Negro per il culto radio – rubrica “Il cammino verso l’unità”, andata in onda nella trasmissione “Culto evangelico”, su Radio RAI 1, questa mattina, domenica 10 aprile 2022 –
A marzo, nella nostra nota mensile sul cammino verso l’unità dei cristiani, avevamo sottolineato come la guerra in Ucraina rappresenti un drammatico passo indietro per il movimento ecumenico, visto che le diverse chiese hanno su di essa valutazioni talvolta diametralmente opposte. In termini analoghi si esprimeva, sul quotidiano La Repubblica del 21 marzo, il fondatore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi: “Con questa guerra, l’ecumenismo tra le Chiese, che già attraversa un inverno, è ulteriormente ferito e sconfessato»”. “Quello che non pensavamo più possibile per i cristiani – scrive Bianchi – è avvenuto: si è sacralizzata una guerra e la religione è stata invocata come giustificazione del conflitto. Sui fronti opposti le Chiese hanno ceduto alla tentazione del nazionalismo e quando religione e nazionalismo si intersecano la miscela è esplosiva”.
Oggi continuiamo sullo stesso tema, citando alcune tra le recenti prese di posizione delle chiese sul conflitto. La prima è di segno positivo: si tratta della dichiarazione congiunta del Consiglio delle conferenze episcopali (cattoliche) d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle chiese europee (Kek), di cui fanno parte protestanti, anglicani e ortodossi (ma non gli ortodossi russi, che da anni hanno sospeso la loro partecipazione). “La religione – si legge nel testo – non può essere usata come mezzo per giustificare questa guerra. Tutte le religioni, e noi come cristiani, sia uniti nel condannare l’aggressione russa, i crimini che vengono commessi contro il popolo dell’Ucraina e la blasfemia che rappresenta l’uso improprio della religione in questo contesto”.
Il secondo testo è più problematico: si tratta della Dichiarazione della Comunione di chiese protestanti in Europa (Cpce). Pur avendo aspetti molto equilibrati, questo documento si sbilancia sulla questione della fornitura di armi all’Ucraina, affermando: “Riconosciamo le decisioni che gli Stati hanno preso per offrire sostegno all’Ucraina attraverso la fornitura di attrezzature difensive”; il che suona quasi come un’inopportuna “benedizione protestante” dell’operato dei governi occidentali. Proprio in questi giorni un gruppo di evangelici italiani sta diffondendo un appello in cui si chiede alla Cpce di riconsiderare questa posizione.
Infine è appena uscito un fascicolo molto utile, perché mette a confronto le diverse posizioni che esistono, all’interno delle chiese, proprio sulla questione dell’opportunità o meno di fornire armi all’Ucraina. Edito da Com Nuovi Tempi e curato dal prof. Fulvio Ferrario della Facoltà valdese, il dossier “Guerra, pace, giustizia“, come spiega il curatore, “vuole aiutare chi ricerca il comandamento di Dio pregando e pensando; vuole stimolare chi non si accontenta di citazioni bibliche usate come clave per colpire chi la pensa diversamente, ma sa che la Scrittura va interrogata con pazienza, anche se la storia si muove velocissima; vuole accompagnare chi si sente assordato dagli slogan, ma ne avverte la volontà ricattatoria e intende resisterle”.