Roma (NEV), 10 maggio 2022 – La prima sessione di dialogo tra il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani (PCPUC) e la Comunione di chiese protestanti in Europa (GEKE/CCPE) ha avuto luogo lo scorso aprile a Basilea, in Svizzera. Si tratta di un percorso iniziato nel 2018.
L’incontro si è svolto nel palazzo vescovile presso la cattedrale di Basilea, su invito della Chiesa evangelica riformata della città di Basilea, e coordinato dal Segretario uscente della GEKE Martin Friedrich.
L’obiettivo del dialogo è la preparazione di un documento dal titolo provvisorio “Auf dem Weg zu einem gemeinsamen Verständnis von Kirche. Vergewisserung, Vertiefung, Ausblick” [In cammino verso una comprensione comune delle Chiese. Confronti, approfondimenti, prospettive].
Questa prima sessione ha avuto come obiettivi quello di approfondire la conoscenza reciproca e quello di individuare temi e azioni per il futuro. La seconda sessione è prevista ad Augusta all’inizio del mese di novembre.
La GEKE nasce nel 2003 come organismo ecumenico continentale che raggruppa 106 chiese luterane, metodiste, riformate e unite di oltre 30 paesi europei, in rappresentanza di circa 50 milioni di cristiani protestanti. La sua storia, tuttavia, affonda le sue radici nel periodo della Riforma.
Il dialogo con la chiesa cattolica, fino a pochi anni fa, era costruito più che altro su incontri bilaterali con le diverse denominazioni. L’incontro di Basilea rappresenta una novità nel panorama ecumenico mondiale.
Le chiese della Concordia di Leuenberg
Come è noto (qui la scheda NEV che ne parla approfonditamente), nel Cinquecento i due principali rami della Riforma – i luterani e i riformati – si divisero sulla comprensione della Cena del Signore. Martin Lutero riteneva che Cristo fosse corporalmente presente negli elementi del pane e del vino. Huldrych Zwingli riteneva invece che la presenza di Cristo fosse spirituale. Per un lungo periodo, le due famiglie protestanti non si riconobbero reciprocamente in piena comunione. Il disaccordo si attenuò nel corso dei secoli e trovò una soluzione nel 1973 con la formulazione e sottoscrizione della cosiddetta “Concordia di Leuenberg”.
Il fatto che le chiese della Concordia e la chiesa cattolica si incontrino è quindi un ulteriore passo in avanti nel dialogo.
“La Concordia di Leuenberg è un concreto (e forse unico) esempio di ‘unità nella diversità’ – si legge ancora nella scheda di approfondimento –. Grazie ad essa, oggi, chiese autonome e indipendenti le une dalle altre riconoscono reciprocamente i propri ministri culto, la validità dei sacramenti, praticano l’intercomunione e accolgono i fedeli delle altre chiese nelle loro comunità”. Questo documento esprime “una comune comprensione dell’evangelo e dell’amministrazione dei sacramenti condivisa dalle chiese che hanno sottoscritto l’accordo. Ottemperando, in questo modo, agli unici due requisiti che, secondo la teologia protestante, determinano l’unità della chiesa. In base a quanto afferma la Confessione di Augusta (1530), quando si raggiunge l’accordo sulla predicazione dell’evangelo e la celebrazione dei sacramenti, la comunione ecclesiale ne consegue automaticamente, al di là delle diverse strutture, riti e tradizioni di ogni singola chiesa”.
Aderiscono alla Concordia di Leuenberg anche la Chiesa evangelica valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi e la Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI).
Per vedere la composizione delle delegazioni cattolica e protestante presenti a Basilea ad aprile, clicca QUI (approfondimento in tedesco, inglese, italiano e francese).