Roma (NEV), 5 agosto 2022 – Come definiamo l’obiettivo dell’unità visibile per le nostre chiese, in quanto comunioni cristiane mondiali? Possiamo trovare una strada da percorrere, camminando insieme verso una visione condivisa? O “semplicemente ci ritiriamo e ci aspettiamo che l’altro assomigli a noi?”.
Queste le domande poste dalla Segretaria generale della Federazione luterana mondiale (FLM), Anne Burghardt, ai vescovi e alle vescove della Comunione anglicana e ai rappresentanti di altre comunioni cristiane mondiali riuniti alla 15^ Conferenza di Lambeth in corso a Canterbury, in Inghilterra.
Sotto la guida dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, oltre 650 leader anglicani da tutto il mondo sono riuniti dal 26 luglio all’8 agosto. Sul tema “La Chiesa di Dio per il mondo di Dio: camminare, ascoltare e testimoniare insieme”, i vertici anglicani stanno discutendo la missione e le priorità della Comunione mondiale per il prossimo decennio.
Il segretario generale aggiunto della FLM per le relazioni ecumeniche, Dirk Lange, ha parlato dell’accoglienza ricevuta e del grande impegno di dialogo in corso a Canterbury. “Ogni giorno, nella preghiera, nei piccoli gruppi di studio biblico e nelle sessioni di dialogo, i partecipanti stanno scoprendo un percorso di unità e riconciliazione sia per la Chiesa che per il mondo”.
Siamo al nono giorno della Conferenza, dedicato all’unità dei cristiani e alle relazioni interreligiose. Burghardt si è unita a relatori provenienti dalle tradizioni cattolica romana, greco-ortodossa, anglicana e pentecostale, che hanno condiviso prospettive sulle dimensioni dottrinali, spirituali e di giustizia sociale del cammino ecumenico.
Questa Conferenza di Lambeth arriva a poco più di un secolo dall’Appello di Lambeth del 1920, ha osservato Burghardt. L’Appello chiedeva “una cristianità riunita”. La Segretaria luterana ha riflettuto sulla definizione di unità, “a cui tutti aneliamo”, ma che non è “sempre facile da definire”. Decenni di dialogo, ha detto, hanno contribuito a dare forma a questa definizione, compresa una delle dichiarazioni chiave sull’unità dell’Assemblea di Nuova Delhi del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) nel 1961.
Riaffermando l’importanza dell'”ecumenismo spirituale”, Burghardt ha sottolineato che “la liturgia e la preghiera possono farci cambiare idea, modellarci di nuovo, riorientarci in modo diverso gli uni verso gli altri e verso il mondo che soffre”. Tuttavia, la preghiera e la riflessione teologica, ha detto, devono rimanere strettamente legate alla diaconia e alla testimonianza pubblica. E ha chiesto se sia arrivato il momento per “aprire un nuovo quadro ermeneutico per la nostra riflessione dottrinale e teologica”, alla luce della solidarietà con il prossimo sofferente e delle difficoltà del creato.
L’unità visibile, ha aggiunto, “non significa necessariamente unità istituzionale. Piuttosto è koinonia tra le nostre chiese”, come afferma il documento del CEC “La Chiesa verso una visione comune”. E ha citato una serie di documenti e accordi fra le chiese.
Grazie a questi accordi, ha detto Burghardt, “le tradizioni vengono condivise tra le diverse famiglie ecclesiali”, pur mantenendo “i loro particolari ‘accenti’ spirituali e teologici”. La nozione di “consenso differenziato”, sviluppata nel dialogo luterano-cattolico romano, “va nella stessa direzione”, ha aggiunto, e ha portato alla firma della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione nel 1999, ora affermata da cinque comunioni mondiali (luterana, cattolica, anglicana, metodista e riformata).
Questa dichiarazione di consenso, ha detto la leader dei Luterani mondiali, “cerca di essere attuata a livello locale. Le comunità vicine, anziché vivere in isolamento o occuparsi solo di se stesse, si rivolgono l’una all’altra per annunciare Gesù, per condividere Gesù, per impegnarsi nel mondo per amore di Gesù e per farlo insieme”. In questa dinamica ecumenica, ha concluso, “evangelizziamo, [….] ma lo facciamo insieme, non per il bene della Chiesa, ma per far conoscere l’incommensurabile bontà di Dio e la buona intenzione di Dio per tutte le persone e tutta la creazione”.
Nei giorni rimanenti dell’incontro, i leader delle Chiese anglicane, insieme ai partecipanti ecumenici, continueranno a esplorare cosa significhi l’unità visibile e come essa sia già vissuta nell’ospitalità, nel discepolato generoso e nella testimonianza comune del Vangelo nel mondo.