Con le sue azioni “che ostacolano il corridoio umanitario di Lachin e tagliando temporaneamente le forniture di gas alla regione proprio all’inizio dell’inverno, l’Azerbaigian sta deliberatamente creando un’emergenza umanitaria per i 120.000 residenti di etnia armena”, si legge nella lettera, firmata dal Segretario generale della KEK, Jørgen Skov Sørensen, e dal Segretario generale ad interim del CEC, padre Ioan Sauca.
“Questo segue un chiaro modello di comportamento da parte dell’Azerbaigian che contraddice qualsiasi pretesa di buona volontà e responsabilità umanitaria da parte sua”, si legge ancora nella lettera. “I crescenti attacchi azeri al territorio armeno sovrano hanno spinto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a convocare una riunione di emergenza il 15 settembre scorso”.
La lettera rileva anche le crescenti prove di gravi violazioni dei diritti umani contro gli armeni da parte delle forze militari e di sicurezza dell’Azerbaigian.
“Le responsabilità per tali crimini e violazioni non sono state perseguite. In queste circostanze, i timori degli armeni di un nuovo genocidio contro di loro non possono essere ignorati e il blocco dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh è un contesto in cui tali timori sono notevolmente e comprensibilmente esacerbati” proseguono i firmatari.
La lettera esorta l’UE a perseguire tutte le iniziative diplomatiche possibili per assicurare che l’Azerbaigian riapra il corridoio di Lachin e fornisca adeguate garanzie che rimanga aperto. “Inoltre, vi chiediamo di fare tutto il possibile per garantire l’estensione del mandato dell’attuale missione di monitoraggio dell’UE al confine tra Armenia e Azerbaigian per includere il corridoio di Lachin, al fine di fornire un monitoraggio civile indipendente della situazione lungo il corridoio” conclude la lettera.