Roma (NEV), 20 aprile 2023 – Fulvio Ferrario – pastore e teologo valdese, docente di teologia sistematica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma – è stato ospite della prima edizione del Festival di Letteratura Storica di Legnano, intitolato “La storia tra le righe”. In occasione della ristampa del Grande Catechismo di Lutero per l’editrice Claudiana, il teologo ha illustrato la storia di Lutero e i risvolti della Riforma sulla contemporaneità.
Abbiamo chiesto a Fulvio Ferrario di raccontarci com’è andata e di parlarci delle prospettive della fede e della catechesi nel mondo di oggi.
Come commenta questo primo Festival della letteratura storica?
È stata una bellissima esperienza. Sono molto grato che in una manifestazione del genere, che ovviamente punta a un pubblico significativo, sia stata inserita la presentazione di due testi impegnativi come i Catechismi, che non sono dei best seller. L’accoglienza è stata ottima, buona la partecipazione, sono veramente molto lieto di aver potuto presentare questo lavoro in occasione del Festival di Legnano.
Il Catechismo di Lutero inizia con parole anche dure, che potrebbero essere lette come invettiva, esortazione, ma anche con ironia. Cosa ne pensa?
Lutero era spaventato dalla situazione di ignoranza biblica e di mancata conoscenza dell’ABC della fede cristiana: il Credo, il Padre nostro, i dieci comandamenti, battesimo ed eucarestia… e così via. Una situazione che anche oggi, in circostanze diverse, conosciamo bene. Lutero decide pertanto di chiarire i principi cristiani, in modo elementare, senza paura di troppa semplicità. La semplicità non è mai troppa, è la banalità che è sempre eccessiva; ma semplicità e banalità non sono la stessa cosa. Questo lavoro di Lutero è un tentativo di intervenire in una situazione pastoralmente critica.
Il volume da lei curato è per tutti o per addetti ai lavori?
Su questo vorrei rispondere con la massima franchezza, perché non è mia intenzione promuovere la vendita del libro a scapito dell’interesse di chi legge. Il Piccolo Catechismo è per tutti e per tutte. Certamente, pur essendo redatto in un altro linguaggio rispetto al nostro, è utile per la riflessione personale e per la preghiera personale, così com’è. Anche Il Grande Catechismo è estremamente semplice e comprensibile, nel senso che chiunque lo può capire, ma pone maggiormente in rilievo la dimensione argomentativa-teologica. Dal punto di vista letterario è interessante, è un contatto con la prosa di Lutero, un tuffo nel XVI Secolo. Tra i molti testi possibili, secondo me, è senz’altro uno dei più affascinanti per chi vuole per una volta provare a entrare in un mondo molto diverso dal nostro.
Quale “ABC” per la fede, oggi?
Io utilizzerei esattamente lo schema di Lutero, così come hanno fatto in centinaia nel corso della storia. Dal punto di vista della catechesi Dieci comandamenti, Credo, Padre nostro, i significati del battesimo e dell’eucarestia sono effettivamente dei pilastri. Lutero, meglio di ogni altro, ha spiegato a tutti e a tutte che credere non vuol dire sapere. Tuttavia, c’è un sapere che è indispensabile per credere: un sapere elementare, non accademico, non un sapere teologico, ma un sapere di base che costituisce – per così dire – la grammatica della fede. Questo vale anche per parlare d’amore. Certo, la grammatica delle frasi non è l’amore, ma per esprimere l’amore ho molti mezzi e, se voglio usare quelli del linguaggio, devo conoscere la grammatica. Questo è il ruolo dei Catechismi di Lutero.
Per approfondire: https://www.paliodilegnano.it/event/la-storia-tra-le-righe-festival-di-letteratura-storica/