Roma (NEV), 27 luglio 2023 – Chiude sabato 29 luglio la 59° sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (SAE) dal titolo “Chiese inclusive per donne nuove e uomini nuovi”, in corso ad Assisi.
Fra i numerosi interventi che si sono susseguiti, quello sul linguaggio non sessista, una meditazione ebraica su Dio maschile femminile e il panel su “Umano plurale, tra la Scrittura e l’oggi”.
Di quest’ultimo, riportiamo parte del resoconto curato da Laura Caffagnini. In particolare, riprendiamo il pensiero di Ilenya Goss, pastora valdese, teologa, filosofa e medico, nonché Coordinatrice della Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi sulle questioni etiche poste dalla scienza alla fede.
“Ilenya Goss ha proposto una nuova ermeneutica che sia in grado di cogliere nel testo biblico l’intreccio di voci diverse ma anche le voci delle donne. E di mettere in luce senza infingimenti che l’orizzonte culturale tracciato dal testo biblico è di tipo patriarcale, la sua matrice culturale è un maschilismo di fondo, che quindi rende difficile fare emergere altre voci e altre prospettive – scrive Caffagnini –. La teologa ha offerto un’esegesi approfondita di alcuni versetti dei primi due capitoli di Genesi […]. In Genesi 1 ci sono le parole immagine e somiglianza e adam come un essere umano ‘maschio e femmina’, mentre dal capitolo 2 questa parola, che richiama gli elementi della terra e del sangue, scivola verso un sinonimo di essere umano maschile, Adamo, che ha un derivato, Eva.
La teologa ha utilizzato un’ermeneutica che fa scaturire significato anche dai contrasti e ha lanciato delle suggestioni sulle parole immagine, ciò che emerge dalla creazione stessa – e somiglianza, intesa più come un divenire. L’essere umano creato a immagine è chiamato a realizzare la somiglianza.
Al centro del discorso, ha spiegato, c’è la relazione. «L’essere umano a immagine di Dio è l’essere ontologicamente relazionale. Al principio è la relazione, però nel suo modo armonico deve essere realizzata diventando anche somiglianza. Tra Genesi 1 e 2 sembra che la relazione fallisca: Adamo dà il nome a Eva ma lei non parla. La relazione inscritta nell’essere umano è sempre esposta al fallimento. Lui parla di lei e la conosce come sua proprietà. L’espressione ‘Questa volta è carne della mia carne’ può essere letta in due modi antitetici: in positivo le parole del maschio che riconosce la sua omologa, oppure una visione del maschio che vede la femmina come qualcosa di assimilabile, non percepita come un essere ‘davanti’ come dice invece la Scrittura, cioè un limite».
Riportando il discorso al Nuovo Testamento, Goss osserva che nella lettera ai Galati (3,27-28) Paolo di Tarso non sta annullando la differenza in un unicum indifferenziato, ma sta dicendo che non ci sono più elementi discriminanti che generano una lotta di potere e un dispositivo che stabilisce che qualcosa è così per natura e obbliga a divieti. Riprendendo le parole del sottotitolo della sessione Sae – «Edificati insieme per diventare abitazione di Dio (Ef 2,22)» – siamo di fronte a un’umanità plurale in ogni forma di differenziazione”.
Fra oggi e domani la Sessione del SAE affronta i temi dell’incontro, del dialogo, dell’etica liberante e della giustizia di genere. Nell’ultimo giorno, sabato, a partire dalle 8.30 si tengono la preghiera finale e la meditazione biblica; a seguire il panel “Per un futuro diverso” con l’arcivescovo di Catania Luigi Renna e la pastora e teologa valdese Letizia Tomassone; infine le conclusioni con Erica Sfredda e Simone Morandin.
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