Roma (NEV/Riforma), 27 settembre 2023 – di Marta D’Auria
Da alcune settimane è cominciato il nuovo anno scolastico. Per gli studenti e le studentesse delle scuole di ogni ordine e grado (esclude le Università) che hanno scelto di non avvalersi dell’ora di insegnamento della religione cattolica (IRC), fila tutto liscio? Vi sono problematiche che possono verificarsi? Lo abbiamo chiesto alla avvocata Ilaria Valenzi, responsabile dello “Sportello Scuola Laicità Pluralismo”, avviato circa un anno fa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che offre servizi informativi e di consulenza legale sui temi della laicità della scuola.
“La situazione è un po’ confusa – ci dice –. Si registra da parte di molte scuole un’impreparazione generalizzata che va dalla mancata attivazione dell’insegnamento della materia alternativa alla mancanza di spazi adeguati per ospitare gli studenti e le studentesse che, non avvalendosi dell’Irc, sono spesso costretti a rimanere in aula durante l’insegnamento confessionale. Dunque, rispetto alla tutela del diritto costituzionale di non avvalersi dell’Irc vi sono problematiche che riguardano questioni amministrative, di disinteresse, di disinformazione; poi latente c’è la questione della gestione dell’uguaglianza e della diversità nell’esercizio dei diritti, che evidenzia un aspetto problematico: la scuola invece di valorizzare le diverse presenze, tende a uniformarle”.
Chi si è rivolto finora allo sportello?
Siamo stati contattati da fratelli e sorelle che frequentano le chiese della Fcei, dal Nord Italia alla Sicilia, ma anche da persone che hanno saputo dello sportello grazie ai nostri canali di comunicazione, ad alcuni organi di stampa nazionale, e al passaparola di persone delle nostre chiese a colleghi, amici, genitori di studenti che hanno bisogno di aiuto. È importante ricordare che questo è un servizio che si svolge laicamente e si rivolge gratuitamente a tutti e tutte.
Quali richieste sono più frequenti
Le maggiori segnalazioni riguardano la materia alternativa che spesso non è attivata, o lo è in maniera approssimativa. A volte, invece, ci viene segnalata la mancata assegnazione di uno spazio adeguato per le studentesse e gli studenti che decidono di optare per lo studio assistito: in mancanza di spazi adeguati, come le biblioteche, i ragazzi o sostano negli androni delle scuole, o sono obbligati a rimanere in classe durante l’ora di religione, cosa che non tutela il diritto di non avvalersi dell’Irc. Altra questione riguarda la possibilità di cambiare idea sul diritto di avvalersi o meno dell’Irc: in altre parole, fino a quando posso esercitare questo diritto? Le scuole dicono: fino a maggio di ogni anno (al momento dell’iscrizione all’anno scolastico successivo), in modo che le scuole possano organizzare le proprie attività, dopo di che non è più possibile compiere la scelta. In realtà – e recentemente è stato nuovamente affermato da una sentenza del Tar in Toscana – il diritto di libertà religiosa non può essere compresso da prassi amministrative, dunque, non ci sono limitazioni all’esercizio di questo diritto. Altro elemento che accende il dibattito è quello dell’educazione civica e dell’assegnazione agli insegnanti di religione cattolica di una parte di questo insegnamento, che è curriculare e ha un voto in pagella. Gli studenti che non si avvalgono dell’Irc risultano in questo modo penalizzati.
In questi casi che cosa occorre fare?
Come FCEI sollecitiamo direttamente i dirigenti scolastici a prendere in seria considerazione la questione, richiamando al rischio di discriminazione e di penalizzazione che questo tipo di prassi può comportare per lo studente interessato.
Qual è stata finora la consulenza più importante che avete seguito?
Ha riguardato proprio la questione dell’insegnamento di Educazione civica, segnalataci in diverse scuole. Va sottolineato che l’Educazione civica è materia molto giovane – la legge della sua introduzione è del 2020, in pieno periodo Covid –, e su questo argomento non c’è ancora una linea definita. Siamo particolarmente impegnati con azioni di pressioni su alcuni dirigenti scolastici, che scongiura il ricorso al giudice. Devo dire che finora ci sono stati risultati incoraggianti.
Quali passi occorre fare per garantire agli studenti un’adeguata informazione religiosa, ma nel quadro di un insegnamento laico?
Credo che la strada sia quella del comprendere quali possano essere le forme adatte all’introduzione del fatto religioso laicamente inteso, questa è una battaglia che le nostre chiese hanno iniziato anni fa, ma che necessita di un chiarimento su quali possano essere i tipi di percorsi: c’è chi va più verso l’idea, a esempio, dell’introduzione di un’ora di Storia delle religioni, e c’è chi propone invece che lo studio delle religioni vada sciolto all’interno delle singole materie che gli studenti fanno nel loro percorso di studi. Entrambi i modelli sono validi, con punti di forza e alcuni di debolezza; bisogna comprendere quale possa essere non solo il più efficace ma anche il più facilmente raggiungibile. Il dibattito è aperto e le chiese evangeliche possono dire qualcosa. D’altra parte, la questione non è solo quella di garantire l’insegnamento laico ma anche quella di frenare pulsioni confessionali, con un ritorno della richiesta di riconoscimento di una radice cristiana attraverso procedure di forti simbolizzazioni di alcuni momenti dell’anno (festività natalizie, pasquali…). Una riconfessionalizzazione dello spazio pubblico, e dunque anche della scuola pubblica, va frenata: le minoranze religiose sono sempre esistite in Italia, e oggi più che mai, il pluralismo religioso è una realtà che non può essere negata, ma accolta e tutelata.
Lo “Sportello Scuola, Laicità, Pluralismo” può essere contattato all’indirizzo email scuola@fcei.it. Inoltre, sul sito della FCEI c’è un vademecum con una serie di domande e risposte – le cosiddette FAQ / Frequently Asked Questions – per fornire informazioni, evidenziare problemi e offrire soluzioni.