Roma (NEV), 9 ottobre 2023 – “C’è un po’ di tensione, non se l’aspettava nessuno un’escalation del genere…L’intervento di Hamas era del tutto inaspettato. A Gerusalemme nonostante tutto la situazione è relativamente tranquilla. Sabato scorso si sono sentite tante sirene – e io personalmente le avevo sentite solo nel 2014, quando vivevo nel Nord del Paese – e c’è stato uno sciopero generale, come reazione a un bombardamento su Gaza, la popolazione palestinese è molto sotto pressione. I soldati che si incontrano sono molto tesi. In giro non c’è molta gente, quasi nessuno, sembra di essere tornati al periodo della pandemia”.
Simone Scotta è stato per anni operatore della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in particolare occupandosi dei corridoi umanitari dal Libano, oggi è impegnato in un progetto umanitario di accompagnamento e presenza protettiva a fianco dei civili palestinesi, progetto del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC, in inglese WCC), in un team composto da sei persone palestinesi.
Vive e lavora a Gerusalemme Est: “Siamo in una posizione “buona”, perchè vicini alla moschea di Al -Aqsa che non è un target, vediamo cosa succede…Quel che è certo è che difficile in questa fase per i miei colleghi palestinesi venire in ufficio, per i palestinesi è proprio un’altra storia, qualsiasi movimento è complicato. Per questo, al momento è difficile garantire la sicurezza delle persone coinvolte nel progetto a tutela dei palestinesi e abbiamo sospeso molte delle nostre attività”.
Quanto ai cittadini europei e agli “expat”, come si usa dire, nessuna comunicazione al momento è arrivata dalle autorità. “In questa fase credo sarebbe comunque difficile un’evacuazione, ci sono pochissimi voli…Vedremo come si evolve la situazione e cosa succederà nei prossimi giorni. Sono momenti complessi, per i civili e per chi vive in questo territorio”.
Qui l’ultimo comunicato del WCC sulla situazione in Terra Santa.