Roma (NEV), 17 ottobre 2023 – “Fuggite il male con orrore; attaccatevi al bene (Romani 12.9)’. Il tema delle migrazioni, molto rilevante e dalle molte ricadute sociali, culturali ed economiche, non è un tema emergenziale. La storia degli ultimi secoli, anche quella occidentale, è attraversata da flussi continui di spostamenti di persone e, in un mondo globalizzato, gli spostamenti sono destinati ad essere più rapidi e più consistenti. Pertanto, come sosteniamo da sempre, è necessario accompagnare e governare il fenomeno senza la presunzione di poterlo interrompere o negare”. Con queste parole inizia il testo della dichiarazione della Commissione Sinodale per la Diaconia diffuso ieri, 16 ottobre 2023.
“È diffuso ed evidente l’uso strumentale di questo tema – si legge ancora nel documento -, utilizzato per distrarre dall’incapacità di governare fenomeni complessi e per nascondere l’arretramento economico e sociale del sistema paese. Per non diventare parte dell’ingranaggio che alimenta la “distrazione mediatica”, con mere contrapposizioni polarizzate alle politiche governative, vogliamo confrontarci sulle modalità concrete con cui affrontare la questione”.
“Il governo – prosegue la Diaconia valdese – si rifiuta di gestire il tema dell’accoglienza. Le persone migranti sono aumentate, i servizi di accompagnamento sono diminuiti. Il risultato è che molte persone abbandonate a sé stesse sono e saranno accampate nelle strade e nelle piazze, con un comprensibile aumento dell’allarme sociale. Molti indizi lasciano pensare che questo sia un obiettivo del governo: la diminuzione brutale del riconoscimento economico a chi si occupa di accoglienza, la diminuzione dei servizi a favore dei migranti, l’utilizzo dell’esercito, le polemiche sulle ONG. Si vuole dimostrare che si può governare questo fenomeno con la forza, con la coercizione, con la prigione, con la galera, con il blocco navale, con le espulsioni. Anche questa è una messa in scena per il teatro della comunicazione: si parla di rimpatri forzosi senza spiegare quanto costano, chi li esegue, ma soprattutto con quali Paesi ci sono accordi che li permettono”.
In realtà, per la Diaconia, “in questi anni non più di duemila persone all’anno sono state riaccompagnate nel proprio Paese. In questa narrazione si inserisce il rinforzo dei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) ricchi di filo spinato, vere e proprie strutture di detenzione. La debolezza giuridica di questi provvedimenti è talmente evidente che sembra voluta, per poter poi additare la magistratura come ‘amica dei migranti’. Supponiamo che la lobby del caporalato festeggi ogni qualvolta si rende difficile la vita ai migranti e questi si sentano braccati e quindi sempre meno inclini a rivendicare condizioni di lavoro dignitose. Surreale appare la taglia di Stato, l’ultima tassa della sopravvivenza che i migranti devono versare allo Stato per non essere rinchiusi nei CPR: il decreto prevede che chi può versare in garanzia € 5.000 non sarà rinchiuso. Dopo aver pagato i trafficanti in Niger, in Libia e in chissà quali altri Paesi, dovranno pagare anche lo Stato italiano. Un’altra idea, oltre che inutile, molto triste”.
Infine, il nodo relativo ai minori. “Anche le norme individuate per la gestione dei minori sono inaccettabili quando prevedono che questi siano accolti in promiscuità con adulti. Si vuole dimenticare che quei giovani, minori e non, saranno la struttura portante del nostro Paese nei prossimi decenni. Dovremmo investire su di loro per tenerli lontano dalle bande criminali, che stanno approfittando della loro marginalizzazione sociale, e per costruire un futuro condiviso. Ribadiamo la nostra volontà e piena disponibilità al confronto con tutti, senza distinzione di appartenenze politiche o ideologiche, per costruire percorsi di accoglienza equilibrati e sostenibili, rispettosi delle persone e del nostro futuro”.
Con queste premesse, la Diaconia Valdese “chiede al governo di ritirare il D.L. 124 del 19 settembre 2023 e il D.L. n. 133 del 5 ottobre 2023 e chiede al Parlamento di non approvarli o modificarli sostanzialmente in sede di conversione. Nessun Paese può gestire i grandi movimenti migratori in autonomia. È un fenomeno multidimensionale che presuppone coerenti e articolate risposte a livello internazionale. La semplificazione del fenomeno e della sua gestione è l’anticamera della xenofobia. “Chi cavalca le paure degli europei, esacerbando il clima e soffiando sul fuoco della xenofobia, genera nuove paure e altri morti”*.
*Tratto dalla dichiarazione della Commissione Sinodale per la Diaconia del 20 luglio 2017