Migranti, l’accoglienza che non c’è

Oggi a Roma e in contemporanea in tante città italiane la presentazione del dossier statistico immigrazione 2023, realizzato dal Centro studi Idos, in collaborazione con Confronti e con il sostegno dell'Otto per mille valdese. Nella Capitale il dibattito, al quale ha partecipato anche la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, è stato moderato da Claudio Paravati.

Roma (NEV), 26 ottobre 2023 – Nel 2021 il saldo tra spese (28,2 miliardi di euro) e introiti (34,7 miliardi di euro) dello Stato imputabili all’immigrazione ha segnato un guadagno per
l’erario pubblico di 6,5 miliardi di euro, circa 1 miliardo di euro in più rispetto al 2020. Portano “guadagni” alle tasche pubbliche ma cosa ricevono “in cambio”? Non certo un sistema equo in materia di diritti e accoglienza.

Il dossier statistico Immigrazione 2023, a cura di Idos, in collaborazione con Centro Studi Confronti e Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, è una delle fonti più complete quando si parla di migranti, ed è stato presentato oggi a Roma e in contemporanea in diversi altri capoluoghi in tutta Italia.

“Sul fronte dell’accoglienza emerge una prolungata carenza di programmazione. Alla fine del 2022 – si legge nel rapporto – sono 108mila i migranti inseriti negli appositi centri (in crescita ma ben inferiori ai 184mila del 2017), per i due terzi (66,8%, pari a 71.882 persone) concentrati nei Cas, le strutture che dovrebbero per definizione essere ‘straordinarie’, e quindi riservate a situazioni emergenziali, che le Prefetture assegnano in gestione ad enti del privato sociale. Parallelo a questo sistema v’è il canale ‘privilegiato’ dei profughi ucraini che, come titolari di protezione temporanea, hanno potuto accedere anche alla cosiddetta “accoglienza diffusa” (circa 5mila i posti disponibili) o avvalersi di un sostegno economico per una sistemazione autonoma (136mila le richieste ad aprile 2023). Dal 2018 al 2021, anni di netta contrazione degli arrivi, il circuito dei centri di accoglienza ha conosciuto un ridimensionamento del 40% e, nonostante il continuo allarme di “collasso”, oltre il 20% dei posti disponibili è rimasto libero, anche nel Sai”.

“La riduzione dei Cas, del resto, – viene sottolineato – non ha coinciso con un consolidamento della rete Sai, mostrando una carenza di pianificazione che avrebbe potuto predisporre, invece, un sistema più ordinato e adeguato agli scenari attuali. I primi dati disponibili sul rapporto posti/presenze nel 2022 mostrano una progressiva saturazione dei Cas a seguito del nuovo aumento degli arrivi: nonostante la crescita della capienza (+11mila posti), alla fine dell’anno la disponibilità si era ridotta al 3% del totale, contro il 16% nei centri Sai (+10mila)”. Un andamento che rivela, secondo il il Dossier Idos “una gestione ancora per molti versi disordinata e da razionalizzare”.

All’evento nella Capitale, in un dibattito moderato da Claudio Paravati, direttore di Confronti, e Maria Paola Nanni di Idos, hanno partecipato la moderatora della Tavola Valdese Alessandra Trotta, Luca Casarini di Mediterranea, Gianfranco Schiavone di ASGI, (con un collegamento video) Oiza Queens Day Obasuyi, contributor di Cild. L’iniziativa, il lavoro del dossier e relativo evento di lancio, è sostenuta dall’Otto per mille della Chiesa valdese. 

Tornando ai dati, il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia – immigrati o nati nel Paese – si è assestato, nell’ultimo quinquennio, sui 5 milioni (5.050.257 il dato provvisorio del 2022, l’8,6% della popolazione), mentre sono saliti a quasi 6 milioni gli italiani residenti all’estero (erano 4 milioni nel 2010), che nel 2018 avevano conosciuto un picco di espatri
(155.900) gradualmente ridottosi nei 4 anni successivi (82.500 nel 2022). I nuovi residenti stranieri provenienti dall’estero (273.344) sono tornati all’incirca sui livelli del 2019. Le quasi 30mila iscrizioni in più di ucraini spiegano in gran parte l’incremento dell’ultimo anno.

Nel 2022, su oltre 500.000 stranieri stimati in condizione di soggiorno irregolare in Italia (un decimo rispetto ai poco più di 5 milioni regolarmente residenti), soltanto a 36.770 è stata intimata l’espulsione, circa 1 ogni 14 (inclusi 2.804 afghani e 2.221 siriani, che pure fuggono da Paesi in guerra e da gravi pericoli per la propria persona). Di questi, “solo 4.304 (11,7%) sono stati effettivamente rimpatriati: una quota estremamente bassa e inferiore a quelle registrate perfino negli anni dell’emergenza sanitaria (15,1% nel 2021 e 13,7% nel 2020), caratterizzati da forti restrizioni nella mobilità internazionale. Per l’identificazione e l’effettivo rimpatrio dei migranti irregolari l’Italia, ormai dal 1998, ha istituito la detenzione amministrativa in appositi centri, oggi denominati Cpr. Luoghi di diritti negati, come da anni illustrano i rapporti del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ma anche poco utili allo scopo che si prefiggono”, si legge ancora nel dossier. Nel 2022 vi sono transitati 6.383 migranti, il 68,7% in più rispetto al 2021 (4.387), ma solo la metà dei trattenuti (49,4%) ne è uscita per rientrare nel Paese d’origine (3.154), un’incidenza in linea con quella degli anni precedenti (50,9% nel 2022 e 49,0% nel 2021), “ad evidenziare che la scarsa efficacia non è contingente ma intrinseca al sistema”.