Curiosità, intercultura, giovani. Le parole di “Essere chiesa insieme”

Intervista alla coordinatrice della Commissione integrazione Alessia Passarelli sulla convention “Insieme in Cristo”, che ha visto la partecipazione di circa 100 persone in rappresentanza di chiese metodiste, valdesi, avventiste, pentecostali e apostoliche

Roma (NEV), 18 dicembre 2023 – Torniamo a parlare di “Essere chiesa insieme” con Alessia Passarelli, coordinatrice della Commissione Integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Recentemente a Roma si è infatti tenuta la convention “Insieme in Cristo”. Un doppio appuntamento (lo Youth World Cafè, seguito poi dal convegno per “Essere Chiesa Insieme nella lode, nel confronto, nella testimonianza comune”) ha visto la partecipazione di circa 100 persone di diversa provenienza, in rappresentanza di chiese metodiste, valdesi, avventiste, pentecostali e apostoliche di tutta Italia.

In collaborazione con Radio Beckwith evangelica (RBE), abbiamo posto alcune domande ad Alessia Passarelli.

Che valutazione generale dà del convegno?

Senza esitazione possiamo dire che siamo soddisfatti sia del convegno che dello Youth World Cafè. Come commissione integrazione della COSDI (Commissione studi, dialogo e integrazione – ndr), dopo lo stop dovuto alla pandemia, non sapevamo bene che cosa aspettarci in termini di presenza e di partecipazione. Lo Spirito però oggi agisce in modi misteriosi, che non immaginiamo. Entrambi gli eventi sono stati caratterizzati dall’intergenerazionalità, dall’intercultura e dall’interdenominazionalità. Sono stati fondamentali i rapporti con gli esecutivi delle chiese, con i pastori e le pastore, che non soltanto hanno individuato e supportato la partecipazione, ma in molti casi hanno anche accompagnato i partecipanti. Siamo tornati a casa con molti spunti, consapevoli delle sfide, ma anche con la voglia e la curiosità di andare avanti. Per chi era al suo primo incontro è rimasto il desiderio di continuare a lavorare sull’essere chiesa insieme a tutto tondo.

Entrando più nello specifico: ci sono state delle parole ricorrenti?

Sia nei gruppi sia in plenaria, le parole più utilizzate sono state: dialogo, ascolto reciproco, condivisione, essere chiesa, Cristo.

Potrebbero bastare queste parole per farci capire che il nostro essere chiesa ha un fondamento comune, la nostra fede, e che per costruire e mantenere una chiesa inclusiva c’è bisogno prima di tutto di mettersi in ascolto, di confrontarsi, di saper dialogare senza aver paura delle opinioni differenti. Oltre alle parole emerse, vorrei sottolineare un atteggiamento che è stato sempre presente. Magari non esplicito, ma che non era per nulla scontato, e cioè l’atteggiamento della curiosità verso l’altro, verso l’altra, verso il fratello e la sorella di un’altra chiesa. È importante ricordarlo, soprattutto tra giovani. Per alcune persone essere chiesa insieme è stata la prima occasione per scoprire altri evangelici di altre chiese, con background diversi, una spiritualità differente, ed è stato molto bello e anche emozionante fare un percorso insieme che ha creato dei legami, che spero possano essere coltivati in futuro.

Essere chiesa insieme, partecipazione, metodo della facilitazione. Che strumenti avete usato e quanto conta dare la parola a ogni persona?

Inizio dalla fine. Credo che sia fondamentale creare degli spazi in cui tutti e tutte abbiano la possibilità di sentirsi liberi di esprimere la propria opinione. Sembrerà una banalità, ma non lo è. Alcune persone non sono abituate a parlare tra loro in maniera strutturata, a stare nella discussione o, a volte, anche nel conflitto. Altre persone, ad esempio chi ha un background migratorio, possono avere delle timidezze o difficoltà legate alla lingua, o abitudini differenti nello stare in una discussione. In una piccola assemblea creare dei piccoli gruppi facilita lo scambio e la condivisione e permette di creare connessioni tra le persone.

Sono anni che come Commissione integrazione della COSDI, attraverso i corsi LINFA (laboratori interculturali di formazione e accoglienza), usiamo i metodi dell’educazione non frontale, della cooperative-learning. Nello specifico, per quanto riguarda gli strumenti che abbiamo utilizzato nel convegno, ci sono i lavori in gruppo, i tavoli tematici e le discussioni in plenaria. Senza dimenticare il fatto che abbiamo anche coinvolto i partecipanti nei momenti liturgici musicali, di preghiera e di lode. Una condivisione che ha abbracciato sia lo Youth Café sia il convegno.

Persone diverse, persone nuove, idee diverse, idee nuove…  Quali?

Persone diverse certamente, non tutte nuove però. Tra i partecipanti c’era chi ha fatto la storia del progetto “Essere chiesa insieme” e chi era lì per la prima volta, senza avere mai avuto prima alcun contatto con evangelici di altre chiese o di altre denominazioni. Idee nuove… non direi. Nel senso che, secondo me, non c’è bisogno tanto di idee nuove, quanto di persone che credano nelle idee già sviluppate, che credano nel progetto e che si adoperino poi nelle proprie comunità per essere insieme.

Quali sono gli sviluppi e le proiezioni future di ECI?

Ci siamo salutati e salutate con la prospettiva di rivederci con una certa regolarità. L’idea è quella di creare una rete dove scambiare azioni, prassi, video, foto… uno dei progetti che abbiamo già in cantiere è quello di organizzare un campo giovani già la prossima estate. Abbiamo visto nascere relazioni e amicizie che vogliamo assolutamente coltivare e curare.


Leggi anche l’articolo di Theofilia Jessica e Denesse Ancheta: A confronto allo Youth World Cafè | riforma.it


“Essere chiesa insieme” è uno dei progetti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Esso si occupa di ricerca, ma è anche un percorso, un laboratorio, una sfida, una realtà. Avviato nel 2000, in seguito alla crescente presenza interculturale nelle chiese evangeliche dovuta all’immigrazione nel nostro Paese, il progetto intende fin dai suoi esordi coinvolgere tutte le persone nella reciproca comprensione e accoglienza. Tra i suoi obiettivi vi sono la formazione interculturale, la ricerca nell’ambito dei fenomeni dell’immigrazione evangelica e le relazioni internazionali.