Calano in Italia gli studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, secondo una tendenza che dura oramai da diversi anni. Nell’anno scolastico 2022-2023 il 15,5% ha scelto di non seguire l’ora di religione (erano il 14,07% due anni prima), ma di avvalersi, spesso fra notevoli difficoltà, delle alternative garantite dalle norme,. Ovvero l’ora di alternativa, di studio individuale o la possibilità di lasciare l’edificio.
«Qui cominciano i problemi – ci racconta Ilaria Valenzi, avvocata, responsabile dello “Sportello Scuola Laicità Pluralismo” della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) -. Non è un’ opzione per la scuola attivare o meno le opzioni previste, ma è un obbligo, fosse anche per un solo studente. Non ci possono essere giustificazioni di natura economica perché i fondi non sono stanziati dall’istituto scolastico ma dal Ministero dell’Istruzione a seguito di richiesta».
Vi sono città come Firenze o Bologna dove le percentuali di chi non si avvale dell’ora di insegnamento confessionale superano il 35%, mentre in tutte le grandi città del Nord si attestano attorno al 30%. Eppure sono ben note le lamentele di molte famiglie riguardo la mancata presenza di attività alternative.
A fronte di questi dati giunge la notizia dell’intesa siglata dal presidente della Conferenza Episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, e dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, sul concorso ordinario per la copertura del 30% dei posti per l’insegnamento della religione cattolica vacanti. Il restante 70% dei posti disponibili sarà coperto grazie a una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Una sorta di sanatoria insomma degli insegnanti già in servizio. Il bando da 6400 posti non prevede alcun limite inferiore di punteggio. Morale: è sufficiente partecipare con i requisiti idonei per essere assunti regolarmente.
«Il problema in questo caso è la procedura straordinaria che entra in gioco ora, di fatto sulla base dell’anzianità di servizio, senza altri criteri, a differenza dei loro colleghi insegnanti di qualsiasi altra materia che devono compiere un percorso valutativo specifico – prosegue Valenzi – . Perché i criteri sono già stati superati a monte, e fra questi spicca il nulla osta della diocesi di appartenenza, requisito confessionale specifico strettamente legato alle valutazioni del vescovo. Ciò determina la scelta da parte della Chiesa cattolica di un docente che poi dovrà rispettare le valutazioni “morali” previste». Con il rischio concreto di perdere il posto di fronte ad esempio a un coming out o a un divorzio. «Un meccanismo ingiusto che in questo caso danneggia anche gli stessi lavoratori» conclude Valenzi.
Eppure esempi e modelli differenti esistono. Il Liceo valdese di Torre Pellice è dagli anni ’90 del secolo scorso che propone un’ora di Storia delle religioni.
«Anche da noi è stato ovviamente compiuto un percorso – ci racconta Marco Fraschia, già preside del “Collegio” e insegnante di greco e proprio di Storia delle religioni – . Fino a fine anni ’80 si svolgeva il culto il lunedì mattina alla prima ora, facoltativo; ma nello stesso tempo, a fine anni ’70 e inizi degli ’80 c’era già un corso di storia delle religioni ante litteram, tenuto dai pastori, perché probabilmente non c’erano ancora altre figure predisposte. Ricordo quindi Sergio Ribet parlare di Israele e del mondo arabo oppure Ernesto Ayassot spiegare il buddismo: una forma sperimentale, senza voti. Poi con il preside Elio Canale dagli anni ’90 si è istituita l’ora di Storia delle religioni».
Idea pionieristica: «Non c’erano nemmeno testi scolastici preposti – ricorda Fraschia-. Canale aveva preparato delle dispense e dei libretti ad hoc. Non ricordo polemiche né discussioni in questo passaggio».
Un modello, che si è pensato poter esportare con modalità differenti anche nelle scuole dell’obbligo della zona, come spiega la nuova preside del “Valdese”, Alessia Passarelli: «Abbiamo avviato già da tre anni un progetto con le scuole elementari e medie della Val Pellice. L’idea è di proporre la storia delle religioni attraverso un laboratorio che possa aiutare studenti e studentesse a conoscere il pluralismo religioso dei propri territori. Laboratorio che si svolge non durante l’ora di religione ma all’interno delle lezioni “normali”, in maniera tale che possano parteciparvi tutti i ragazzi e le ragazze». Per crescere cittadini di domani più consapevoli.
Intanto il 30 gennaio è il termine ultimo per indicare se lo studente intende o meno frequentare l’ora di religione nel prossimo anno scolastico. «Una scadenza importante – conclude Ilaria Valenzi – per esprimere un diritto. La Federazione delle chiese evangeliche ha predisposto due vademecum che rispondono alle principali domande che possono sorgere di fronte alla procedura, per aiutare famiglie e studenti». Si trova sul sito fcei.it.
«L’insegnamento della religione – ha dichiarato il ministro Valditara al momento dell’annuncio del concorso di assunzione straordinario – è un’occasione di confronto e di dialogo sui principi etici e morali che da sempre accompagnano le civiltà nel loro cammino. È anche l’occasione per andare alle radici della nostra civiltà imparando a conoscere il messaggio cristiano».
Il ministro confonde la parola cristiano con cattolico, ma su questo aspetto arriva buon ultimo. Testimonianza di come la storia delle religioni possa essere assai utile. Ad ogni età.