Roma (NEV), 16 febbraio 2024 – Fra pochi giorni ricorrono i 40 anni dalla firma della storica Intesa fra lo Stato italiano e la Tavola valdese. Insieme a Giorgio Peyrot e Giorgio Spini, nella Commissione che ha stilato l’Intesa, c’era anche Sergio Bianconi. Tre laici, per parte valdese-metodista, e tre incaricati da parte dello Stato: Guido Gonella, Arturo Carlo Jemolo e Roberto Ago.
Abbiamo posto a Sergio Bianconi, già docente di Diritto ecclesiastico, alcune domande.
Qual era il clima culturale e politico del Paese alla firma dell’intesa?
Un conto era il clima nel Paese, un altro era il clima in seno alla Commissione. Ci sono voluti un po’ di anni per arrivare alla firma. Non c’era più il governo Andreotti, ma c’era il governo Craxi, il quale teneva molto all’Intesa, anche in chiave elettorale, per contrapporsi alla Democrazia Cristiana. La firma è stata, in un certo senso, voluta proprio da lui, che avrebbe potuto rivendicare in un certo senso il suo impegno di fronte all’elettorato, anche per quanto riguarda la revisione del Concordato. Da questo punto di vista, la presenza e il lavoro della Commissione si sono rivelati molto utili.
Con quali posizioni la Commissione andò alla trattativa?
Avevamo come mandato principale quello relativo al superamento della legislazione fascista del 1929-1930 sui culti ammessi. C’era poi la questione della tutela della libertà religiosa. Inoltre, avremmo dovuto tenere il punto sul rifiuto della tutela penale del sentimento religioso, che avrebbe voluto estendere il reato di vilipendio della religione dello Stato anche alle altre confessioni religiose. Infine, si voleva il riconoscimento del ruolo dei ministri di culto da parte dello Stato. Prima, i pastori dovevano richiedere una approvazione governativa per esercitare le loro funzioni.
Quali furono gli ultimi ostacoli?
Ci furono diversi passaggi, infatti il testo finale dell’Intesa è leggermente diverso da quello proposto dalla Commissione. Ad esempio, c’è stato un problema nella parte relativa all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Gli interventi e gli interessi del clero rischiavano di bloccare la trattativa. Il mattino della firma, il 21 febbraio del 1984, come già raccontai in un’intervista su Riforma (firmata da Piera Egidi Bouchard, 2014, allegata sotto, ndr), mi aveva telefonato Giuliano Amato, allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E mi disse che se non avessimo cambiato la richiesta di inserire l’ora di religione alla prima o all’ultima ora, la firma di Craxi sarebbe saltata. All’ultimo momento, quindi, passò una versione ammorbidita, sulla base di un generico principio di non discriminazione e di garanzia della libertà di coscienza, che esplicitava il diritto di non avvalersi delle pratiche e dell’insegnamento religioso, senza spiegare come. Per la Tavola valdese, recita peraltro il testo dell’Intesa, è convinzione che “l’educazione e la formazione religiosa sono di specifica competenza delle famiglie e delle chiese”.
C’è da dire che la controparte subiva molto l’influenza delle Democrazia Cristiana e della chiesa cattolica, ma ad esempio sulla questione del riconoscimento civile del matrimonio nella chiesa valdese, dove ci aspettavamo delle resistenze, non ci sono stati ostacoli. In definitiva, però, restava l’idea che l’Italia fosse un paese cattolico, anche se i partiti cosiddetti laici non lo consideravano tale.
Sul piano della laicità, secondo lei, cosa è cambiato in Italia?
Il panorama è cambiato molto, siamo un paese dove il pluralismo religioso è una realtà, sempre più eterogenea e difficile da capire. Dal punto di vista politico, poi, con il 40% circa di votanti, è difficile interpretare le visioni e le proposte. Un tempo c’erano schieramenti ben definiti, mentre adesso non si capisce più qual è la situazione. Forse questo è il motivo per cui una legge sulla libertà religiosa non ha ancora trovato il suo spazio.
La Commissione per l’Intesa
La Commissione era composta da Sergio Bianconi, Giorgio Peyrot e Giorgio Spini per parte valdese e metodista. Da parte dello Stato c’erano Guido Gonella, Arturo Carlo Jemolo e Roberto Ago. Come ricorda lo stesso Bianconi nell’intervista citata, “il senatore Gonella, democristiano, era stato ministro di Grazia e Giustizia e della Pubblica Istruzione. Il prof. Jemolo, giurista e storico, aveva insegnato Diritto ecclesiastico a Roma. Il prof. Ago, liberale, era ordinario di Diritto internazionale a Roma e conosceva il mondo valdese per essere stato, da giovane, pretore a Perosa Argentina”. Inoltre, c’era una “Commissione valdo-metodista per le Intese che ci offriva il suo supporto di studio ed era composta, oltre che da noi tre, dall’allora moderatore Aldo Sbaffi, da Franco Becchino, Sergio Aquilante, Giorgio Bouchard, Franco Giampiccoli, Paolo Ricca, Mario Miegge, Aldo Ribet, Roberto Jouvenal, Piero Trotta e Gian Paolo Ricco.
Per approfondire:
SCHEDA – 40 anni dalla firma dell’Intesa (nev.it)
Qui di fianco, in formato immagine, l’articolo di Riforma:
INTERVISTA AL PROFESSOR SERGIO BIANCONI
La trattativa per l’Intesa
A trent’anni dalla dirma, il racconto di un protagonista
di Piera Egidi Bouchard
Qui, anche in PDF. Articolo Riforma 2014