Roma (NEV), 26 febbraio 2024 – Grande successo per la presentazione di Agàpe di Velania A. Mesay e Tomi Mellina Bares, coprodotto da Confronti Kino, a Bologna, Milano e Roma
il 23, 24 e 25 febbraio 2024.
“A un anno dal naufragio di Cutro, in cui hanno perso la vita 94 persone, dopo che un’imbarcazione carica di migranti si è infranta a poche decine di metri dalle coste italiane, abbiamo organizzato un mini tour di presentazione di Agàpe a Bologna, Milano e Roma gli scorsi 23, 24 e 25 febbraio per riportare lo sguardo sulle attuali politiche migratorie europee e denunciare l’ingiustizia che le governa”, spiegano i promotori del’iniziativa.
“Abbiamo finito di girare il documentario nel 2023, un anno in cui il tema delle migrazioni ha campeggiato sulle prime pagine di tutti i giornali – ha dichiarato Velania A. Mesay – L’anno è iniziato con la strage di Cutro, una delle tante stragi evitabili. Pochi mesi dopo, il 14 giugno a Pylos, in Grecia affonda un’imbarcazione, portando con sé la vita di centinaia di persone. Quando ero a Lesbo pensavo che per ogni sguardo che incrociavo, per ogni mano che stringevo, per ogni voce che mi era dato udire, c’erano tante voci, mani e sguardi che non avrei mai potuto conoscere perché giacciono nei fondali dei nostri mari. Questo documentario è dedicato a loro, ma anche a noi, affinché iniziamo a interrogarci su queste tematiche con occhi nuovi”.
Il 23 febbraio Agàpe è stato presentato al Cinema Modernissimo di Bologna. Sono intervenuti, oltre ai registi Velania A. Mesay e Tomi Mellina Bares, l’assessore Luca Rizzo Nervo, Yassine Lafram, Claudio Paravati e Timothy Raeymaekers. Ha moderato Luigi Monti.
Il 24 febbraio il documentario è arrivato al Cinema Beltrade di Milano. A presentare il film, oltre ai registi, sono stati Maurizio Ambrosini, Daniela Persico e Claudio Paravati. Ha moderato Dario Zonta. Per concludere Agàpe è arrivato al Cinema Troisi di Roma il 25 febbraio. Un evento che ha visto la partecipazione di Velania A. Mesay, Annalisa Camilli, Goffredo Fofi. Ha moderato Luca Attanasio.
“Lo scorso anno i migranti regolari sono stati circa 330mila per circa 520 milioni di abitanti, eppure l’Unione Europea non solo non è riuscita a gestire questa situazione ma ha continuato a perpetuare un colonialismo permanente nei confronti del Sud globale che sta cercando di entrare in Europa. Questo ha creato una bolla per la quale l’unico modo per entrare è quello di avvalersi dei trafficanti. Questo significa spesso morire nel Mediterraneo e nell’Egeo, ma anche morire prima di di arrivare sulle coste”, ha detto Attanasio.
“Stiamo vivendo un momento nero per la migrazione perché di fronte a migliaia di persone che continuano a trovare la morte e violenza efferata lungo le frontiere – ha continuato Annalisa Camilli – la reazione di noi europei è sempre più flebile. La nostra attenzione sulle tragedie come quella di Cutro è sempre più breve e questo è anche frutto di come abbiamo raccontato queste vicende in questi anni. Ci siamo concentrati sui segni che lasciava la violenza sui corpi di queste persone con l’obiettivo di denunciare le politiche europee, ma questo non ha fatto altro che allontanare l’attenzione delle persone. Spesso il però motivo per cui queste persone si spostano è proprio l’amore e l’attaccamento alla vita, per questo volevo ringraziare i registi per questo documentario che tenta di uscire dalla vittimizzazione o dalla criminalizzazione con cui la migrazione è sempre stata rappresentata”.
Goffredo Fofi ha concluso: “Ricordo l’emozione che ho provato intorno al 1960, più di mezzo secolo fa, vedendo il film di Pasolini Comizi d’amore, in cui il regista andava in giro per l’Italia chiedendo alle persone cosa fosse per l’oro l’amore. Agàpe ha un precedente nel cinema di Pasolini che voleva essere un cinema di poesia e non di prosa. La prosa mette lo spettatore a confronto con una vicenda chiara, definita, con un arco narrativo comprensibile, mentre la poesia lascia spazio allo spettatore facendo sì che ci metta del suo. Questo film è un cinema di poesia perché rifiuta i modi del cinema di prosa, che spesso è un cinema politico, che fa leva su sentimenti di superficie più che profondi, mettendoci di fronte alle idee e alle ideologie. Nel cinema di prosa il regista prende il sopravvento sulle immagini che mostra e sulle persone che vuole raccontare, qui invece i registi si mettono a disposizione delle persone intervistate e rimangono all’ascolto. Il passo successivo di questo film è l’azione, ma non sono i registi a dircelo, è lo spettatore che in base alla comprensione, alla partecipazione e all’immedesimazione con queste vicende si sente coinvolto fino al punto da capire che è giunto il momento di reagire a tutto questo. L’azione non deve essere necessariamente qualcosa di politico e importante, ma anche semplicemente mettersi all’ascolto dell’altro”.
Il film ha il patrocinio di Amnesty International e A Buon Diritto.
Qui il trailer: