Roma (NEV), 25 marzo 2024 – “Essere Valdesi” è il nuovo documentario di Ivan Corbucci che verrà trasmesso martedì 26 marzo su Geo-Rai3 (il documentario sarà visibile anche su Geo – RaiPlay). L’orario di messa in onda, all’interno della trasmissione (che di solito è in palinsesto fra le 16 e le 19), è previsto – salvo modifiche urgenti – poco dopo le 18. Il documentario ha una durata di 33′ 50” ed è girato in formato UHD 25p.
Quest’anno si celebrano gli 850 anni del movimento di Valdo di Lione. La data (1174) è quella della conversione di Valdo, ricchissimo lionese che diede tutti i suoi averi ai poveri (alcuni anni prima di Francesco d’Assisi). Per informazioni sugli 850 anni clicca qui: 850 anni del movimento valdese. Tutto quello che c’è da sapere (nev.it)
Abbiamo chiesto a Ivan Corbucci di raccontarci come è nato questo progetto.
“La prima volta che mi sono immerso in questa realtà delle valli valdesi è stata nel periodo della festa della libertà, il 17 febbraio, in un anno, il 2017, che segnava un anniversario importante, 500 anni della riforma protestante. Ne uscì un documentario che la Rai volle acquistare e mandare in onda attraverso il programma Geo di Rai 3.
Sono tornato in queste valli 6 anni dopo, in estate, con la stessa voglia, spinto dalla curiosità, di voler cogliere qualcosa di più di queste persone attraverso i racconti delle loro vite. Anche questa volta la sensazione è quella di sentirsi accolti con la voglia di vivere uno scambio di idee, punti di vista, emozioni, con un atteggiamento di apertura all’altro. Ne è uscito fuori un racconto fatto di racconti, un intrecciarsi di voci diverse che da sole sorreggono l’intera struttura del documentario. Non c’è voce narrante, non ce n’era bisogno mi viene da dire, e non è solo un discorso tecnico questo dell’assenza della voce narrante: è l’espressione del mio atteggiamento di documentarista che non vuole aggiungere nulla, o quasi.
Non mi interessa imporre il mio punto di vista, vorrei diventare invisibile e lasciare voce e corpo ai soli soggetti del mio racconto.
Consapevole di mirare a qualcosa di impossibile, dato che ogni scelta dell’inquadratura, che ti impone di selezionare una specifica porzione di realtà, ogni scelta di luce, di musica, di montaggio, sono inevitabilmente mie interpretazioni della realtà che catturo con la macchina da presa. Detto questo ‘essere Valdesi’ è come sempre solo uno dei tanti possibili racconti di una comunità legata ad un territorio, che non vuole pretendere in nessun modo di essere esaustivo e definitivo. Cosa sono riuscito a cogliere attraverso questi incontri? Forse alcuni elementi di un carattere e di un atteggiamento alla vita: vivere le montagne come valichi e non come barriere, sentirsi da secoli indissolubilmente legati ad un territorio aspro che ancora sente vivo il ricordo delle violenze subite. Erika, pastora valdese, ricorda il suo percorso di studi e di come si è arricchita vivendo a stretto contatto con la comunità. Christine è inglese, ha deciso di venire a vivere la sua pensione in queste valli. Giacomo, giovane archeologo, studia il territorio per capire la storia della sua gente. Milena ha trovato nel lavoro manuale il modo perfetto per sentirsi in connessione con i suoi avi e con se stessa. Nella valle di Massello viene ridata vita ad un’antica centrale elettrica”.