Cosa significa essere valdesi, oggi. Risponde Bruna Peyrot

In occasione degli 850 anni dalla nascita del movimento valdese, abbiamo chiesto a donne e uomini valdesi di spiegarci il senso della loro fede e appartenenza.

Vonecia Carswell, unsplash

Roma (NEV), 15 maggio 2024 – Che cosa vuol dire essere valdese, oggi? In occasione degli 850 anni dalla nascita del movimento valdese, insieme a Radio Beckwith (RBE) e a Riforma, abbiamo interrogato diversi esponenti di questa comunità, chiedendo loro di spiegare in modo semplice, sintetico, a parole loro, questa appartenenza. Giovani e meno giovani, provenienti da ogni regione d’Italia, pastore e teologhe, o anche “semplici” cittadini. Ecco le loro risposte.

Protagonista della quinta “puntata” è Bruna Peyrot.


Per me è riconoscermi, ma ciò non è solo valido per il presente, in una storia. Una storia complessa, che ha avuto anche una dimensione di fede.

Questa storia ha definito i contorni della mia identità che, si sa, ha più componenti e stratificazioni – per tutti ovviamente – ed è qualcosa con la quale siamo sempre in contrattazione fra ciò che desideriamo tenere e ciò che vorremmo lasciar perdere.

Essere valdese, ancora oggi, è un modo di ragionare, per esempio considerare tutte le persone allo stesso modo, nella valorizzazione delle loro differenze. I valdesi non hanno mai avuto problemi nel parlare ai Re o a semplici compaesani e per questo sono stati anche degli abili Diplomatici.

Essere valdesi oggi per me è ancora impegnarmi nella valorizzazione del patrimonio culturale concentrato nelle Valli valdesi, una terra simbolica per tutto il protestantesimo italiano e non solo. Questo significa da un lato cercare narrazioni che ne rendano la complessità e dall’altro evitare gli stereotipi folkloristici o troppo “turisticizzati”.

Ecco, essere valdesi oggi non è facile perché affermarlo può essere anche interpretato come divisivo, la creazione di un confine fra sé e gli altri, ma non credo sia così se questo confine resta sul piano culturale del confronto e anche dell’indagine introspettiva, per capire come questa eredità ci è stata trasmessa. Troppi guai le identità fanno se invece sono trasportate in progetti politici da Stati integralisti come stiamo osservando ultimamente, e non solo ultimamente, per alcuni conflitti, non ultimo quello mediorientale.

Credo infine che essere valdese per me oggi sia sempre una gioia, nel sapere di essere un piccolo anello di una lunga catena generazionale che – intrecciata con altre forme, linguaggi o modi di essere – testimonierà la sua storia con la Sua fede, speriamo anche domani.


Le altre “puntate” qui: Essere valdesi oggi Archivi – Nev


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