Roma (NEV), 9 agosto 2024 – Abbiamo chiesto a Gianluca Fiusco, componente del Comitato esecutivo europeo dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (World Association for Christian Communication/WACC), di raccontarci il lavoro dell’Associazione e le ultime novità sui diritti di informazione e comunicazione, in particolare sul tema delle fake news e dell’odio online.
Quali sono le sfide principali che la WACC sta affrontando attualmente e quali soluzioni si prospettano?
Viviamo in società che sono in oggettive condizioni di fragilità. Molte delle conquiste democratiche, di libertà e diritti, date per certe e definitive, rischiano di essere messe in discussione. In parte i processi tecnologici e la preponderanza della presenza della tecnologia nella vita quotidiana hanno reso instabili strutture e modelli pensati in un contesto sociale, tecnologico, politico e organizzativo diverso da quello attuale. Le forme della partecipazione alla democrazia sono oggi avvertite come obsolete e ancora troppo poco si è lavorato su proposte in grado di rispondere efficacemente al cambiamento in atto. Si pensi, ad esempio, alla recente apertura della possibilità di firmare online per i referendum. Una svolta che, in pochi giorni, ha dimostrato quanta voglia di partecipazione vi fosse rispetto alla firma al banchetto in piazza. In parte, però, la mancanza di norme capaci di regolamentare la moltiplicazione e il flusso di informazioni e notizie a disposizione di tutti e tutte, ci ha esposti a rischi spesso sottovalutati. Si è infatti talvolta confuso il diritto alla quantità delle notizie e delle possibilità di accesso a tutto, con la qualità di questi contenuti. Contenuti non verificati né verificabili producono effetti concreti sulla stabilità sociale.
Inoltre, l’uso discrezionale che i colossi tecnologici fanno delle loro piattaforme ha compromesso il dialogo tra le persone.
E, come sottolineava Jacques Ellul, la propaganda inizia quando finisce il dialogo. Inoltre, e per rimanere sempre ad Ellul, quando questo dialogo si riduce e termina, per il sopravvento della tecnica e della tecnologia, tutto diviene sottomesso a questa efficientizzazione delle relazioni consentendo alle prime di penetrare nell’anima dell’essere umano. Perciò su queste sfide è necessario ricordarci di essere cristiani e cristiane. Di ricordarlo alle nostre Chiese perché investano sempre più innanzitutto nella formazione di persone capaci e ricordarci la nostra responsabilità dinanzi alla società. E poi anche in strumenti in grado di reggere la sfida del tempo presente. È sempre più auspicabile un coordinamento tra coloro che della comunicazione protestante in Italia si occupano. Pensando luoghi, momenti e strutture nuove con cui coordinarci. Nella consapevolezza, ancora una volta citando Ellul, che noi cristiani e cristiane non siamo stati destinati a essere normali. Siamo sempre stati dei santi agitatori, siamo sempre stati creatori di incertezza, agenti di una dimensione incompatibile con lo status quo; non accettiamo il mondo così com’è.
Ci può anticipare qualche progetto futuro della WACC?
Ben volentieri. Innanzitutto la guida contro l’odio online. Un documento fondamentale scaricabile qui (in inglese) utile ad affrontare l’odio online e sui social media in particolare. Si tratta di un lavoro sempre in costante aggiornamento visto che, ahinoi, l’odio online tende a trasformarsi più che a ridursi. Come cristiani e cristiane impegnati nella comunicazione non possiamo lasciarci travolgere da questo fiume in piena e siamo perciò chiamati e chiamate a costruire argini. L’impegno per eliminare la fake news dal web è un altro progetto sul quale, peraltro, WACC non è l’unico attore. Sebbene siano state introdotte norme e codici comportamentali sul tema, lo vediamo quotidianamente su temi come la guerra Ucraina, ma anche le Olimpiadi; la produzione di notizie false non accenna a diminuire. Con un significativo cambio di paradigma. Se, infatti, nel passato le fake news riguardavano situazioni più legate ad aspetti di gossip, oggi si concentrano prevalentemente sull’attacco alle notizie vere per renderle relative o per demolirne la credibilità.
C’è uno scopo di odio nella produzione di fake news che non sempre riesce a trovare le nostre società preparate e pronte a respingerlo.
Mi riferisco, ad esempio, ai recenti tumulti razzisti nel Regno Unito. A questo proposito la WACC è impegnata, in maniera non marginale proprio in Europa, a cambiare la narrazione che riguarda il fenomeno migratorio. Ed è questo un altro progetto rilevante su cui lavoriamo con attenzione. Inoltre i diversi membri del Comitato esecutivo partecipano ai vari festival europei della televisione e dei media.
Quali sono state le iniziative della WACC che ritiene più significative negli ultimi mesi?
La WACC è un Ente internazionale che, come tale, vive di molte iniziative. Alcune informative, quindi comunicati e report su temi specifici. Altre formative: webinar e focus group su temi rilevanti, ad esempio per la giustizia comunicativa e i diritti di genere nella comunicazione pubblica. Altre ancora di studio, approfondimento e monitoraggio soprattutto in quei Paesi dove maggiori sono le criticità o la mancanza di libertà per gli operatori della comunicazione. Chiaramente, trattandosi di una Organizzazione per la Comunicazione cristiana, una attenzione privilegiata viene posta alla vita dell’informazione comunitaria nel mondo e, per quel che ci riguarda, in Europa. A livello più personale, come membro WACC e responsabile della Comunicazione della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), sono stato nominato nella giuria Signis per la 76^ edizione del Prix Italia organizzato dalla RAI.
Quali sono stati i suoi impegni principali all’interno di WACC-Europa?
Sono stato eletto nel Comitato esecutivo del WACC-Europa ad aprile dello scorso anno e, fino ad oggi, diversi temi hanno percorso il mio e il nostro lavoro: intelligenza artificiale, libertà di stampa, giustizia comunicativa… Gli incontri si sono svolti prevalentemente online. Il prossimo, a novembre, dovrebbe essere invece in presenza come l’ultimo dello scorso anno. Il mio ruolo, come membro del Comitato esecutivo, è di riflessione e discussione. Provo a fornire, nelle forme e nei modi in cui è possibile, competenze umane e professionali, oltre ad un punto di vista spero utile oltre che originale sui vari temi in discussione. In particolare, nell’ultimo anno, si è fatta prepotentemente spazio la questione della libertà dell’informazione nello spazio pubblico. È un tema rilevante per le nostre società e per la democrazia. Che – peraltro – sembra sempre più accomunarci a situazioni nelle quali questa libertà, cui corrisponde il diritto a una libera informazione, è violata in molte forme e modi. Mi riferisco all’Ungheria, certamente. Ma non solo.