Roma (NEV), 23 settembre 2024 – Mancano 7 giorni per aderire alla raccolta firme per il referendum affinché la cittadinanza italiana possa essere concessa al/alla cittadino/a straniero/a legalmente residente nel territorio della Repubblica da 5 anni, anziché da 10 anni come richiesto dall’attuale legislazione.
Abbiamo chiesto a Simohamed Kaabour di raccontarci l’andamento dell’iniziativa. Kaabour è Consigliere comunale a Genova, ma anche docente, nonché fondatore di IDEM NETWORK, rete di amministratori locali e attivisti politici di origine straniera e non (è uno dei soggetti promotori dell’iniziativa referendaria). Inoltre, è fondatore dell’associazione Nuovi Profili ed è stato presidente del Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (CoNNGI).
Fra 7 giorni scade la possibilità di firmare per una cittadinanza più inclusiva. Come sta andando la raccolta firme?
Attualmente abbiamo raggiunto e superato le 300.000 firme. C’è stata una notevole accelerazione proprio negli ultimi giorni. Questo referendum ha riacceso l’attenzione su questo tema, soprattutto tra le nuove generazioni di cittadini di origine straniera. C’è stato un grande attivismo da parte di giovani, gruppi organizzati e stanno firmando e sostenendo la raccolta firme anche numerose figure pubbliche, dal mondo dello sport al mondo dello spettacolo, della cultura e della politica.
La forza di questo movimento è che nasce dal basso, dalle persone che oggi sono escluse da diritti che dovrebbero spettare loro, dato che vivono e contribuiscono attivamente alla società italiana, al suo benessere sociale ed economico. Nonostante i tempi stretti, speriamo di raggiungere l’obiettivo delle 500.000 firme. Non possiamo adagiarci sugli allori; dobbiamo continuare a insistere fino all’ultimo.
Quali altre azioni e obiettivi ci sono all’orizzonte?
Oltre alla raccolta firme, questo referendum è uno spazio mediatico e politico per portare l’attenzione su questo tema, da troppo tempo ignorato. Ricordo, per esempio, le dichiarazioni politiche entusiaste durante le Olimpiadi, seguite però da voti contro riforme fondamentali. Si tratta di un paradosso che danneggia tutti. Una volta raccolte le firme, continueremo comunque la campagna per una riforma che riduca il periodo di residenza legale in Italia da 10 a 5 anni, come era prima del 1992. Vogliamo che l’Italia diventi davvero un paese inclusivo, allineato agli standard europei.
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha una lunga storia di impegno sui temi dell’inclusione e della tutela delle persone migranti.
Dalla campagna “Ero Straniero”, al Manifesto per l’accoglienza, il progetto rifugiati e migranti “Mediterranean Hope”, i corridoi umanitari… Anche il Sinodo valdese si è espresso sul tema della cittadinanza.
In che modo secondo lei le religioni possono contribuire alla costruzione di quello che potremmo chiamare un “diritto multiculturale”?
A mio avviso, le organizzazioni religiose sono quelle che potrebbero avere e rappresentare una idea più ampia e libera dal concetto di confini. Sappiamo infatti che la fede non ha un confine geopolitico, ma risiede nei sentimenti e nello spirito delle persone. Partendo dal concetto di fraternità e sorellanza, fortemente radicato nelle religioni, queste organizzazioni possono spingere a riconoscere quei diritti che spettano semplicemente a ogni essere umano, condividendo lo stesso spazio, gli stessi impegni e anche le stesse fatiche. Nel periodo della pandemia ad esempio, soprattutto durante il lockdown, è emerso uno spirito spontaneo di solidarietà. In quel momento, sono stati messi da parte molti dei pregiudizi che spesso derivano da un certo tipo di politica che vorrebbe dividere le persone.
Ritengo che i gruppi religiosi – molti già lo fanno – possano avere un impatto significativo nel promuovere una società plurale, rispettosa delle diversità. L’intento è abbandonare la via della frammentazione e scegliere quella dell’unità.
Firma subito il Referendum Cittadinanza
Simohamed Kaabour sarà fra gli ospiti dell’evento ufficiale per i dieci anni di Mediterranean Hope, previsto a Roma il prossimo 24 ottobre.
Associazioni promotrici del referendum per la cittadinanza:
Italiani senza Cittadinanza, CoNNGI, Idem Network, Libera, Gruppo Abele, Società della Ragione, A Buon Diritto, ARCI, ActionAid, Oxfam Italia, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Forum Disuguaglianze Diversità, Recosol, MAEC, InMenteItaca, Le Contemporanee, InOltre Alternativa Progressista, ASGI.