Zimbabwe. L’arcivescovo Sentamu: “rimetto il clergyman”

Dopo 10 anni John Sentamu, arcivescovo di York (GB), torna ad indossare il clergyman che si era tolto in protesta contro Mugabe, affermando che se lo sarebbe rimesso solo una volta caduto il dittatore

Roma (NEV), 27 novembre 2017 – Per dieci anni aveva rinunciato a portare il suo clergyman, in protesta contro l’ex-dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe. Ieri l’arcivescovo di York (GB), John Sentamu, seconda carica della Chiesa d’Inghilterra dopo l’arcivescovo di Canterbury, lo ha indossato nuovamente nel corso di una popolare trasmissione della BBC, l’Andrew Marr Show. “Per 10 anni, tutte le sante mattine vestendomi il mio pensiero è andato al popolo dello Zimbabwe”, ha spiegato Sentamu.

Poco meno di 10 anni fa, nel dicembre del 2007, il prelato di origine ugandese se lo era tolto in diretta televisiva proprio nella stessa trasmissione del noto giornalista britannico Andrew Marr. Allora l’arcivescovo Sentamu, denunciando il fatto che Mugabe fosse stato invitato al vertice dell’Unione europea a Lisbona, aveva tagliuzzato il suo clergyman con una forbice, dicendo: “Lo sa cosa sta facendo Mugabe? Prende le identità delle persone e le taglia a pezzi”.

Ieri 26 novembre, mentre si rimetteva quello che è il segno dell’appartenenza al clero, Sentamu si è augurato per lo Zimbabwe qualcosa di nuovo e radicale, a cominciare dall’instaurazione dello stato di diritto. Per l’arcivescovo Sentamu il presidente di transizione insediatosi venerdì scorso, Emmerson Mnangagwa, già fidatissimo di Mugabe, è ancora “implicato in molte cose”. Non esclude che possa essere un buon presidente, ma “non potrà semplicemente seppellire il passato. Sarà necessario che Mugabe ad un certo punto chieda scusa agli zimbabwesi”, ha detto a Andrew Marr.

Restaurare lo stato di diritto è anche la priorità del pastore battista Evan Mawarire, fondatore del movimento popolare zimbabwese “ThisFlag”: “I diritti di tutti vanno rispettati, anche quelli di coloro che hanno sbagliato. Dobbiamo pretendere giustizia e dignità umana per tutti”, ha twittato il pastore aggiungendo che ogni sentimento di vendetta va bandito.

Per parte sua, il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) riunito ad Amman in Giordania la scorsa settimana, tra le deliberazioni ha anche espresso il suo sostegno alla dichiarazione congiunta delle chiese dello Zimbabwe resa nota lo scorso 15 novembre.