Roma (NEV), 18 giugno 2014 – Togliere le restrizioni sui fondi per gli aiuti umanitari, porre fine al flusso di armi e ai finanziamenti a tutte le parti in conflitto, ritirare tutti i combattenti stranieri. Sono le richieste avanzate da un gruppo di esponenti religiosi per promuovere la pace in Siria.
Riunitisi l’11 e il 12 giugno scorsi a Etchmiadzin (Armenia), per iniziativa di Karekin II, patriarca supremo e catholicos di tutti gli armeni, e del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), i religiosi hanno riconosciuto il fallimento dei colloqui di pace Ginevra 2, svoltisi a gennaio nella città elvetica, e hanno ribadito quanto già in quell’occasione affermato in una lettera consegnata a Lakhdar Brahimi, rappresentante delle Nazioni Unite e della Lega araba per la Siria: la condanna di ogni azione militare e un’azione efficace e costante per far fronte agli effetti devastanti del conflitto sulla popolazione civile. Durante l’incontro, è stato anche lanciato un appello per la liberazione dei due arcivescovi ortodossi di Aleppo e di padre Paolo Dall’Oglio.