Roma (NEV), 30 novembre 2011 – A che punto è la legge sulla libertà religiosa? Il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) lancia l’idea di un Convegno da tenersi insieme a politici, giuristi ed esponenti di diverse comunità di fede.
A pochi giorni dal Convegno “Il protestantesimo nell’Italia di oggi. Vocazione Testimonianza Presenza” promosso dalla FCEI, resta infatti vivo e aperto il dibattito sulle tematiche avanzate in quella sede dai protestanti (vedi NEV 46/2011). Dopo essere stati ricevuti dal Presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale, e dopo il Convegno svoltosi al Senato con esponenti della politica per parlare di temi che ai protestanti stanno particolarmente a cuore come la crisi morale, la laicità, la bioetica, i diritti degli immigrati, la FCEI intende ora proseguire la riflessione concentrandosi sulla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
Per questo il presidente della FCEI, pastore Massimo Aquilante, lancia un Convegno di studi sul tema di una legge quadro sulla libertà religiosa: “una vicenda legislativa che si trascina da anni senza alcun risultato. E così, mentre qualcuno si oppone pregiudizialmente a un provvedimento che sostituisca le norme fasciste che ancora oggi regolano la materia e altri invece si limitano a considerarlo un obiettivo non realistico nel quadro politico attuale, gli evangelici italiani vogliono aprire un confronto pubblico nel quale coinvolgere giuristi, politici e rappresentanti delle comunità di fede”.
Negli ultimi 21 anni vari progetti di legge – tesi al superamento della legislazione ecclesiastica risalente al periodo fascista – sono stati in discussione in Parlamento senza tuttavia mai approdare al voto in aula. Non essendoci una legge quadro sulla libertà religiosa, il regime delle Intese previste dall’art. 8, comma 3 della Costituzione, paradossalmente accentua le differenze e le diseguaglianze tra le confessioni: tra quelle cioè che hanno un’Intesa con lo Stato, e quelle che non ce l’hanno e pertanto sono soggette alle leggi sui “culti ammessi” del 1929 e del 1930. Queste ultime sono tutt’oggi applicate – tra gli altri – a musulmani, pentecostali, evangelicali, sikh, baha’i, quaccheri (che non hanno alcuna Intesa), ma anche a ortodossi, testimoni di Geova, buddisti, induisti e mormoni (la cui Intesa è tutt’ora pendente in Parlamento).