La Chiesa ha “diritto di ingerenza”

Intervista con il presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica Tedesca, EKD, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm

Roma (NEV), 4 ottobre 2019 –Nella giornata di oggi il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, conferirà la cittadinanza onoraria al presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania (EKD), il vescovo Heinrich Bedford-Strohm.

Per questa occasione il sito della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) ha pubblicato un’intervista a Bedford-Strohm, realizzata da Nicole Steiner, in cui si affronta il tema delle migrazioni, della democrazia in Europa, dell’integrazione, della pace e della giustizia.

Riportiamo di seguito alcuni stralci.

In modo del tutto inaspettato, nelle ultime settimane la tensione politica in Europa sembra essersi un po’ attenuata. Tutto questo è un motivo di speranza?

Quando i cittadini europei si assumono le loro responsabilità come garanti della democrazia e premiano i politici che si impegnano a favore dei nostri valori comuni, questo è sempre motivo di speranza. Tuttavia, non è compito del presidente del Consiglio della EKD valutare la situazione politico-partitica nei paesi europei vicini.

L’annuncio dell’EKD di inviare una propria nave nel Mediterraneo ha suscitato reazioni molto diverse e talvolta molto negative in Italia. Per lei la Chiesa è anche un’istanza politica? (Il terzo punto dell’Appello di Palermo parlava del salvataggio in mare come compito dello Stato)

L’EKD ha preso una decisione fondamentale nel sostenere attivamente il salvataggio di vite in mare. Vogliamo raccogliere donazioni in un’alleanza con altri donatori. E devo dire che abbiamo ricevuto un grande sostegno in tal senso. Anche da persone che di norma hanno poco o per nulla a che fare con la chiesa. Tuttavia, non prendiamo decisioni sulla base delle critiche o del consenso dell’opinione pubblica, ma sulla base della nostra fede: Gesù ci ha dato il doppio comandamento dell’amore come base del nostro agire. Prima di tutto, dovresti amare il tuo Dio. Secondo, dovresti amare il tuo vicino come te stesso. Questo significa che il rapporto con Dio è indissolubilmente legato al rapporto con il mio prossimo. Per questo i cristiani sono sensibili, o dovrebbero esserlo, alle esigenze dei più deboli. Ed è per questo che la Chiesa non può fare a meno, per così dire, di “interferire politicamente”. Il fatto che in questo frangente ci siano delle discussioni, anche aspre, dal mio punto di vista, non è un problema.  Anzi, si addice al Protestantesimo!

A proposito dell’accordo di Dublino: ci si può accontentare di un accordo di alcuni Stati su base volontaria, o l’accoglienza e la ridistribuzione dei rifugiati deve avvenire sua base automatica e obbligatoria per tutti gli Stati membri?

Data la difficile situazione delle persone in fuga dalla guerra e dalla violenza, è irrealistico attendersi che tutti gli Stati si accordino su regole cogenti. Se, come è ormai evidente, alcuni Stati assumono un ruolo guida, ciò va accolto con favore. In linea di principio, tuttavia, l’obiettivo deve restare in prospettiva quello di trovare insieme delle regole vincolanti per tutta l’Unione Europea.

Caos politico, problemi etnici, guerre, persecuzioni, terrore e le conseguenze sempre più gravi dei cambiamenti climatici… Come vede il futuro? Cosa può fare la Chiesa?

Nella sua rete mondiale la Chiesa è impegnata per la pace e la giustizia in innumerevoli contesti e in modi molto diversi. Quando mi viene chiesto se c’è davvero speranza per questo mondo, mi piace citare una frase che Dietrich Bonhoeffer scrisse dal carcere nel 1943: “Può darsi che domani spunti l’alba dell’ultimo giorno: allora, non prima, noi interromperemo volentieri il lavoro per un futuro migliore.” I cristiani non perdono mai la speranza perché sanno di essere, loro stessi come le loro azioni, nelle mani di Dio.

Qui la versione integrale dell’intervista.