La Chiesa valdese di Torino su crocifisso, laicità, libertà religiosa

“Il crocifisso andrebbe sottratto alla “disputa politica e all'identificazione con l’esercizio di umanissime, per quanto rilevanti, funzioni pubbliche”

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Roma (NEV), 21 ottobre 2019 – Il concistoro della Chiesa valdese di Torino si è espresso su un ordine giorno previsto in discussione il prossimo 22 ottobre nel Consiglio Regionale del Piemonte che ha per oggetto: “Difesa, rispetto e salvaguardia dell’importanza del Crocifisso”.

“Come Chiesa Cristiana Riformata – scrive il concistoro – predichiamo Cristo crocifisso e risorto. La resurrezione del Cristo è la base della nostra fede e trasforma la passione e la morte del Cristo in un atto di redenzione e salvezza per l’umanità intera. Queste nostre convinzioni non ci impediscono di ritenere che le istituzioni di uno stato laico debbano mantenere una corretta distanza dalle scelte dottrinali dei cittadini”.

La Chiesa di Torino riprende le parole utilizzate qualche settimana fa dalla moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta che aveva criticato il “crocifisso di stato” in quanto non rispettoso del principio di laicità dello stato e della dimensione pluralista della società italiana.

“Il crocifisso non è, infatti, un simbolo ‘neutro’ – aveva affermato Trotta – e il suo utilizzo come strumento di identificazione nazionale, sociale o politica è stato spesso, purtroppo, foriero di divisione e conflitti”.

Il concistoro sottolinea in particolare uno dei passaggi della riflessione di Trotta laddove si afferma che il crocifisso andrebbe sottratto alla “disputa politica e all’identificazione con l’esercizio di umanissime, per quanto rilevanti, funzioni pubbliche”.

A questo proposito la Chiesa valdese di Torino sottolinea anche la preoccupazione “che la difesa dei simboli religiosi sia strumentale alle ragioni dei partiti politici” e chiede alla politica di rivolgere l’attenzione al “mandato costituzionale attraverso la promulgazione di una legge sulla libertà di culto e di pensiero tuttora mancante nel nostro ordinamento”.
“Ricordiamo ai nostri rappresentanti nelle Istituzioni che la libertà di religione di migliaia di nostri/e concittadini/e aderenti a fedi non tutelate dalle Intese è ancora soggetta alle leggi di Polizia del Ventennio Fascista. Questo ci sembra l’argomento da mettere al più presto all’odg del Consiglio Regionale di una Regione in cui le espressioni religiose e non religiose sono varie e multiformi e costituiscono la ricchezza del nostro tessuto sociale e culturale”, conclude.
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