Cisgiordania. Il CEC si oppone all’espansione degli insediamenti israeliani

Una dichiarazione del Consiglio ecumenico delle chiese dopo l'annuncio degli Stati Uniti di non considerare più gli insediamenti incompatibili con il diritto internazionale

Il villaggio di Yanoun (al centro) si trova su una collina nel Governatorato di Nablus in Cisgiordania. Il villaggio è circondato su tre lati da insediamenti israeliani. Foto: Albin Hillert / CEC

Roma (NEV), 25 novembre 2019 – Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha diffuso una dichiarazione, ribadendo la sua opposizione alla creazione e all’espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati dal 1967.

Il 18 novembre il governo degli Stati Uniti aveva dichiarato che “l’istituzione di insediamenti civili israeliani in Cisgiordania non è di per sé incompatibile con il diritto internazionale.

Pubblichiamo di seguito l’intera dichiarazione.

“Verbale sulla legalità degli insediamenti israeliani nel territorio palestinese occupato.

Il Consiglio ecumenico delle chiese ha ripetutamente affermato la sua opposizione all’insediamento e all’espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati dal 1967, sia sulla base del fatto che tali insediamenti violano chiaramente il diritto umanitario internazionale, sia perché rappresentano un grave ostacolo alla realizzazione di una valida soluzione a due stati e a una pace giusta tra israeliani e palestinesi. Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese, riunito a Bossey, in Svizzera, il 20-26 novembre 2019, ribadisce con forza questa posizione.

Il Comitato esecutivo si rammarica profondamente dell’annuncio degli Stati Uniti del 18 novembre di non considerare più gli insediamenti incompatibili con il diritto internazionale. Questo annuncio ribalta la politica governativa di lunga data degli Stati Uniti e mette gli Stati Uniti in diretto contrasto con la maggioranza dell’opinione legale internazionale e con la politica consolidata della comunità internazionale attraverso le Nazioni Unite.

Il Consiglio ecumenico delle chiese rifiuta questa nuova posizione sia in quanto legalmente sbagliata sia in quanto contraria al perseguimento di una pace giusta, sia per i palestinesi che per gli israeliani. Mina seriamente le restanti speranze per il cammino verso una soluzione a due stati, la migliore e unica via percorribile per raggiungere una pace sostenibile fondata sul riconoscimento dell’eguale diritto all’autodeterminazione sia per israeliani che per palestinesi.

A questo proposito, il CEC si allinea fortemente alla posizione espressa da Papa Francesco e dalla Santa Sede e concorda sul fatto che questa sfortunata decisione rischia di minare ulteriormente il processo di pace israelo-palestinese e la già fragile stabilità regionale. Insieme alla Santa Sede, sosteniamo il diritto dello Stato di Israele di vivere in pace e sicurezza entro i confini riconosciuti dalla comunità internazionale, e allo stesso modo riconosciamo e sosteniamo lo stesso diritto per il popolo palestinese”.