Permessi di lavoro per immigrati, si va avanti (ma non troppo)

Regolarizzare i lavoratori migranti. Proseguono le audizioni alla Camera per la proposta di legge di iniziativa popolare, per la quale nel 2017 sono state raccolte oltre 90mila firme. Ma intanto la commissione Bilancio del Senato ha respinto lo scorso venerdì 13 dicembre un emendamento alla Legge di Bilancio, ideato dai promotori della suddetta campagna, che avrebbe comportato l’emersione dallo status di irregolarità dei cittadini extra-comunitari che, pur vivendo e lavorando in Italia, non hanno documenti in regola

Roma (NEV), 20 dicembre 2019 – Superare la legge Bossi-Fini, che da 17 anni regolamenta  l’ingresso in Italia, l’accesso al mercato del lavoro, la vita e l’espulsione degli stranieri nel nostro Paese, e permettere quote regolari di lavoratori immigrati sembra una chimera.

Le notizie sono due e arrivano entrambe dai promotori della campagna ‘Ero straniero’, tra i quali anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

La “cattiva notizia” è che la commissione Bilancio del Senato ha respinto lo scorso venerdì 13 dicembre un emendamento alla Legge di Bilancio ideata dai promotori della suddetta campagna.

L’emendamento, se approvato, avrebbe comportato l’emersione dallo status di irregolarità dei cittadini extra-comunitari che, pur vivendo e lavorando in Italia, non hanno documenti in regola.

La proposta era firmata dai senatori Emma Bonino, Loredana De Petris, Vasco Errani, Pietro Grasso, Francesco Laforgia, Gregorio de Falco, Maurizio Buccarella, Michela Montevecchi e Gianni Marilotti. “Evidentemente – hanno scritto i promotori della campagna – la maggioranza ha ritenuto di poterne fare a meno, sacrificando ancora una volta, trattandosi di immigrazione buon senso e ragionevolezza, per timore di perdere consenso elettorale. […] Chiediamo ora a Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva di mettere da parte timori e calcoli elettorali e tirar fuori il coraggio. La maggioranza smetta di balbettare su questi temi e passi dalle parole ai fatti: si proceda spediti alla Camera all’esame della nostra pdl popolare e alla sua approvazione. Perché alla propaganda che parla alla pancia delle persone si risponde solo con il coraggio delle riforme”.

La seconda notizia – quella positiva, diciamo – è appunto la proposta di legge di iniziativa popolare, il cui iter prosegue, proposta su “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”.

Scopo della proposta di legge è modificare l’attuale Testo unico sull’Immigrazione a partire dall’introduzione di canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, questi ultimi da selezionare anche attraverso intermediari sulla base delle richieste di figure professionali dall’Italia e dalla possibilità di regolarizzare gli stranieri radicati nel territorio che si trovino in situazione di soggiorno irregolare a fronte della disponibilità di un lavoro o di legami familiari, sul modello di Spagna e Germania.

Oltre 90.000 le firme raccolte a fine 2017 per tale proposta di legge che, dallo scorso aprile 2019, è all’esame della Commissione affari costituzionali della Camera e il cui relatore è Riccardo Magi. L’iter in Commissione prosegue, quindi, con varie audizioni: a giugno è stata la volta del Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione (Fieri) e dei promotori della campagna, a luglio si è poi svolto un confronto tra i parlamentari e i rappresentanti di Banca d’Italia, Confindustria, Cia-Agricoltori italiani, Istat, Inps e Fondazione Leone Moressa.

A novembre il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia (M5S), annunciando la ripresa delle audizioni sulla proposta di legge, aveva dichiarato: “Promuovere l’immigrazione regolare, in raccordo con i settori produttivi del Paese  deve essere una risposta strutturale per contrastare illegalità e lavoro nero. Noi diciamo no alle sanatorie del passato e con queste audizioni apriamo in Parlamento il cantiere per un’immigrazione capace di produrre ricchezza per lo Stato e per le nostre imprese”. Sono tanti a sostenere che il decreto flussi annuale non garantisce più i fabbisogni del mercato del lavoro. Lo dimostrano i dati: a inizio luglio erano più di 44mila le domande presentate per i lavoratori stagionali a fronte di 18mila ingressi autorizzati. La realtà parla sempre più forte della propaganda”.

Pochi giorni fa, il 18 dicembre, si è svolta infine in Commissione Affari costituzionali l’audizione di rappresentanti di Confagricoltura, secondo i quali  “In agricoltura abbiamo una percentuale di lavoratori stranieri più alta di tutti gli altri settori produttivi. Circa il 24% contro il 14% degli altri settori. Ci sono 270mila lavoratori, di cui la metà extracomunitari e il restante comunitari”.

Vedremo se nel 2020 qualcosa di concreto sarà fatto contro il lavoro nero, per “regolarizzare” realmente le persone immigrate in Italia, che già contribuiscono al Pil ma che non sembrano titolate ad avere i diritti dei lavoratori “autoctoni”. [BB]