Insonnia e memoria

"Benvenuti i sogni quindi e benvenuta insonnia in questa nostra epoca di addormentati che non sognano e di smemorati senza incubi"

Roma (NEV), 29 dicembre 2019 – Pubblichiamo il testo della terza ed ultima predicazione del ciclo di Natale pronunciata dal pastore Raffaele Volpe questa mattina durante il programma di Radiouno RAI “Culto evangelico“. Il pastore ci invita a considerare il rapporto tra insonnia e memoria: un’insonnia che può essere piena di sogni o di incubi, a seconda di quanto riusciamo a far memoria del nostro passato.


Mancano solo due giorni alla fine di quest’anno. Spero che per voi sia stato un buon anno, ma se non lo è stato mi auguro che l’anno che verrà saprà restituirvi quel che avete perduto. Come buoni credenti, almeno si spera, ci affidiamo alla Parola di Dio per preparaci all’addio dell’anno vecchio e all’inizio di un nuovo anno.

Preghiamo: Signore per l’anno che verrà ti chiedo più memoria. Allarga la capacità di memoria non solo del nostro computer ma anche del nostro cervello e dei nostri sentimenti. Rendici capaci di ricordare senza rancore, e di non dimenticare con superficialità. Donaci la passione della memoria. Amen.


Ascoltiamo la lettura del testo biblico per la meditazione di oggi: ” Quella notte il re, non potendo prender sonno, ordinò che gli si portasse il libro delle Memorie, le Cronache; e ne fu fatta la lettura in presenza del re“, (Esther 6:1).

Ancora giovane, nel 1934, il filosofo ebreo Emmanuel Lévinas scrive su una rivista cristiana francese un articolo intitolato “Qualche riflessione sulla filosofia dell’hitlerismo“. Dice il filosofo: “Il successo di Hitler, dice il filosofo, è nella sua capacità di risvegliare sentimenti elementari di fondo: la voce del sangue, l’appello ad una eredità e ad un passato, l’uso della forza. Ma è per queste ragioni che il razzismo non si oppone soltanto ad un punto particolare della cultura cristiana o liberale, ad un tipo o meno di democrazia. Si oppone all’umanità stessa dell’uomo“.

Il razzismo si oppone all’umanità stessa dell’uomo! L’insonnia di un giovane filosofo ventottenne di fronte agli incubi che incalzavano l’Europa di quegli anni mi ha richiamato alla mente il breve passo biblico che abbiamo appena ascoltato: un re insonne, Mardocheo, ordina che gli sia portato il libro delle memorie.

L’insonnia di Lévinas mi fa venire in mente anche un breve racconto di Dino Buzzati “Nuovi strani amici”. Qui, l’ingegnere Stefano Martella si trova, dopo la morte, in uno strano luogo in cui non ci sono desideri, dove non ci sono paure, dove non ci sono incubi, anche perché in quel luogo non si fanno sogni. Tuttavia soltanto se si ha il coraggio di sognare, si possono avere degli incubi, e soltanto se si hanno degli incubi si resta svegli la notte rigirandosi nel letto con sul cuscino il libro della memoria.

Benvenuti i sogni quindi e benvenuta insonnia in questa nostra epoca di addormentati che non sognano e di smemorati senza incubi. Benvenuti i sogni e benvenuta insonnia se corriamo il rischio di perdere la memoria. Se, nuovamente, si odono le voci di suonatori di pifferi che amano risvegliare sentimenti troppo elementari. Se restiamo indifferenti di fronte a slogan simili a pugni di ferro che dicono che è in atto una sostituzione etnica.

Cento anni fa nasceva Primo Levi. Arrestato dalle milizie fasciste nel dicembre del 1943, fu portato ad Auschwitz. Ricordo ancora le notti insonne trascorse a leggere i suoi libri. L’orrore e la riconoscenza che abitavano nel mio cuore. E la sua poesia “Se questo è un uomo“, che come un disco che si incanta su una stessa nota, si fermava nella mia memoria sempre allo stesso punto: “Meditate che questo è stato“. Mi assaliva come una paura che potessi dimenticare. Ero spaventato all’idea che quel che era stato non solo potesse dimenticarsi, ma potesse ripetersi.

Evgenija Ginzburg

Levi ad Auschwitz recita i versi di Dante della Divina Commedia, Evgenija Solomonovna Ginzburg recita nel treno che la porta in Siberia i versi di Pasternak. Non è un semplice gioco intellettuale. È elevazione spirituale. È tenere sveglia, anche nell’insonnia prodotta dagli incubi del razzismo e del totalitarismo, la memoria come resistenza. È trasgressione di una cultura che vuole restare umana. Per Levi e per la Ginzburg era assolutamente necessaria la passione per la memoria.

Per noi cristiani le parole passione e memoria sono al centro della nostra fede. Il messaggio della fede cristiana si fonda sulla memoria della passione di Cristo. Una memoria come pudore nei riguardi di tanta banale violenza verso il corpo del Cristo, prima arrestato, poi detenuto illegalmente, poi torturato e poi ucciso. Un pudore che non si trasforma in dimenticanza, ma, al contrario, in memoria, memoria di quella passione perché c’è salvezza proprio nel non dimenticare.

C’è salvezza nel riconoscere Cristo come innocente e confessare l’incubo della croce. C’è salvezza nel confessare che Cristo donò la sua morte come estremo grido di Dio all’intero mondo: “Meditate che questo è stato“. In Cristo, Dio comanda che il dolore di ogni creatura vivente sia fatto oggetto dell’attenzione umana. Qui si ricompone un quadro di parole ancora tra loro sconnesse, si ricompone a partire dalla parola dolore. Dalla sensibilità al dolore che Dio implora dalla croce. Sensibilità al dolore che è anche radicale richiamo alla responsabilità umana, alla sua colpevolezza (parola sparita dal vocabolario odierno). E questo nuovo grappolo di parole – dolore, responsabilità, colpa – danno luce alle altre – memoria, sogni, incubi, razzismo.

È proprio dalla memoria della passione che può nascere una passione della memoria come responsabilità umana che deve tenerci svegli in questo tempo razzista. Che deve darci nuovamente la forza di sognare, ma anche di svegliarci bruscamente senza provare ad addolcire l’incubo della nostra colpevolezza. C’è bisogno che si senta chiara la voce delle nostre chiese che raccontano la storia di un Cristo innocente crocifisso. Lo si faccia ora, poco dopo aver festeggiato il Natale. Poco prima di Capodanno. Lo si faccia ora, non si attenda il venerdì prima di Pasqua per ricordare la croce, quando presi dalla fretta non vediamo l’ora di archiviare il caso con una rassicurante risurrezione. Amen.


Preghiamo: Signore, noi italiani siamo facilmente degli smemorati. Donaci quindi la passione della memoria tu che ci hai già, in Cristo, donato la memoria della passione. Quella passione del Cristo che non fu solo storia di sofferenza, storia della croce, ma anche storia di resistenza, di coraggio, di amore, di dono. Rendici la passione per la memoria per il nuovo anno che verrà. Amen.