“Gli ultimi saranno”. L’arte contro i pregiudizi

È stata presentata oggi pomeriggio alla Camera dei deputati l’iniziativa del deputato e artista protestante Raffaele Bruno che unisce attori, detenuti, musicisti, in diverse carceri italiane, per costruire comunità, a partire dai luoghi più difficili, le carceri.

Roma (NEV), 11 febbraio 2020 – “Quando torno dalle visite nelle carceri e mi chiedono chi ho incontrato: io dico un cantante, una poetessa, non un ladro, un assassino. Le etichette sono pericolose. E non dobbiamo permettere a nessuno di mettere un bollino sulle persone”, ha detto così il deputato protestante Raffaele Bruno, presentando oggi pomeriggio nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati: “Gli ultimi saranno”, la performance teatrale ideata dal parlamentare del Movimento Cinque Stelle, la quale mette insieme artisti e detenuti, e che finora è stata messa in scena in quindici diversi penitenziari italiani.

“Diamoci una mano, costruiamo una comunità, noi per riuscirci siamo partiti proprio dalle carceri, da quei luoghi dove sarebbe più difficile farlo”. Ha detto Bruno: “Perché anche chi viene messo ai margini deve avere la libertà di poter sognare”. E i protagonisti della scena, oggi pomeriggio, sono stati proprio loro, i detenuti-artisti. Come Vincenzo, cantante attualmente detenuto presso il carcere di Ariano Arpino, in provincia di Avellino, il quale appena arrivato alla Camera per l’esibizione ha esclamato: “Da quanto tempo è che non vedevo un cavo”.

“Passare dal carcere al Parlamento è un qualcosa che ha dello psichedelico”, ha detto dal palco improvvisato Maurizio Capone, l’anima del gruppo de “Gli ultimi saranno”. Capone ha spiegato che l’obiettivo dell’iniziativa è “trasmettere l’arte senza pregiudizi”. Di più. L’artista ha mostrato al pubblico la maniera in cui cerca di diffonderla, usando cioè solo strumenti fatti con materiali riciclabili, tra gli altri: “la scopa elettrica”, e quello da lui stesso definito “bidet”, ovvero un grosso bidone di plastica usato come djembe, un oggetto che sta a simboleggiare la vergogna di Bagnoli, ha ricordato l’artista: “il bidet è perfino salito sul palco di Sanremo nel 2007, accompagnando Daniele Silvestri nella canzone “La paranza”.

Oltre che i detenuti artisti, oggi pomeriggio, protagoniste sono state le storie contro i pregiudizi. Quella di Lucia Montanino, del coordinamento familiari vittime innocenti della criminalità, è una di queste. “Una storia cominciata dieci anni fa, a Napoli, in piazza Carmine, quando mio marito, guardia giurata, viene ammazzato da quattro ragazzi”, ha raccontato la donna: “Proseguita poi otto anni dopo, quando su suggerimento del direttore del carcere minorile dove uno degli assassini di mio marito era rinchiuso, ho incontrato e perdonato quello che oggi mi appare una vittima di una ingiustizia come lo è stato mio marito.

Inoltre, tra i protagonisti di questo pomeriggio in cui alla Camera dei deputati è andata in scena l’arte contro i pregiudizi, troviamo le buone prassi messe in campo da alcune piccole istituzioni carcerarie italiane. “Perché noi gestiamo persone, non documenti. Ed è dunque necessaria una chiamata alla responsabilità”, hanno ribadito quasi in coro, raccontando le buone prassi istituite, le cinque donne responsabili dei penitenziari di Ariano Irpino, Carinola, Pozzuoli, Salerno, Secondigliano. Buone prassi istituzionali, senza dubbio, sono anche l’iniziativa: “Dona un libro” nata su proposta del presidente della Camera, Roberto Fico, la raccolta e distribuzione di libri con dedica destinati alle biblioteche delle carceri.

 

E la circolare di recente emanata dal Ministro dell’Istruzione che ha concesso la deroga per le assenze a scuola dei figli di detenuti in visita ai genitori. Testimonianza di una sensibilità e di un impegno, dunque, che hanno portato le due cariche istituzionali, la ministra Lucia Azzolina e il presidente della Camera, Roberto Fico, a presenziare all’incontro di oggi pomeriggio per un breve saluto.