Il coronavirus non ferma le attività umanitarie dell’Esercito della Salvezza

Il maggiore David Cavanagh: “Serviamo i pasti in parte all’aria aperta, nel cortile (tempo permettendo) o direttamente nelle camere, in modo che non ci sia assembramento di persone. È una grossa sfida, parliamo di 100 persone in convenzione con il comune più altri 70 casi sociali”

Foto Monica Vitillo

Roma (NEV), 13 marzo 2020 – Le attività umanitarie dell’Esercito della Salvezza (EdS) e i servizi sociali di base quali il banco alimentare, l’assistenza alle persone vulnerabili e la collaborazione con comuni e organismi del Terzo settore continuano, nonostante il coronavirus.

Lo rende noto il maggiore David Cavanagh, Segretario generale dell’EdS: “I culti domenicali della comunità sono sospesi in tutta Italia. A Roma, oltre ai motivi di sicurezza sanitaria, la sospensione è dovuta al fatto che abbiamo la situazione particolare del Centro sociale, con programmi di accoglienza a lungo termine e diurna rivolta a persone da un lato vulnerabili, dall’altro problematici” spiega il maggiore all’Agenzia NEV.

“Il soccorso invernale, che prevede la consegna di pasti, sta regolarmente proseguendo perché ci è stato assicurato che le attività di natura umanitaria non sono vietate dal governo – dice ancora Cavanagh –. Il Centro sociale stesso sta prendendo tutte le misure del caso per assicurare la prevenzione. Agli utenti del centro diurno chiediamo di mantenere la distanza regolamentare di un metro nelle file, di entrare pochi alla volta e di fare i turni. Quando escono gli utenti, in numero massimo di 10, possono entrare i successivi, e così via. Sull’accoglienza a lungo termine invitiamo i nostri utenti a restare in camera, incoraggiandoli fortemente, in quanto usufruiscono anche della mensa convenzionata. Possiamo continuare a farlo, non è vietato.

Serviamo i pasti in parte all’aria aperta, nel cortile (tempo permettendo) o direttamente nelle camere, in modo che non ci sia assembramento di persone. È una grossa sfida, parliamo di 100 persone in convenzione con il comune più altri 70 casi sociali, circa. Sono soggetti vulnerabili per età e per diverse patologie di salute.

Il nostro personale lavora con guanti e mascherine, rispettiamo e divulghiamo un decalogo che informa e incoraggia tutti a osservare le regole fondamentali dell’igiene, come richiesto dal governo”.

Per quanto riguarda le altre attività dei corpi, delle chiese locali, molte sedi hanno offerto la disponibilità ai comuni e ad altre organizzazioni del Terzo settore, conclude il maggiore Cavanagh, “a sostegno della popolazione locale, anche se al momento non abbiamo notizie di convocazioni se non a Brienza, in Basilicata”.