Roma (NEV), 21 novembre 2012 – Un appello al cessate il fuoco nel conflitto che coinvolge Gaza e Israele è stato lanciato da diverse organizzazioni ecumeniche internazionali. In un comunicato stampa dello scorso 16 novembre, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), pastore Olav Fykse Tveit, ha espresso tutta la sua preoccupazione per un conflitto armato che, oltre a portare ulteriore instabilità nell’intera area mediorientale, mette a rischio la vita di un gran numero di civili. “Le violenze devono smettere immediatamente affinché la vita di molti civili, che sempre sono le vittime principali di queste operazioni, venga risparmiata”, ha detto Tveit che ha poi ribadito: “la perdita di preziose vite umane di entrambe le parti è un prezzo inaccettabile da pagare agli irrisolti problemi politici dell’area”. Tveit ha quindi fatto appello alla Lega Araba e al Consiglio di sicurezza dell’ONU per arrestare il divampare della violenza.
Si sono invece appellate all’Unione europea per la definizione di un cessate il fuoco l’APRODEV, la rete di organizzazioni per lo sviluppo legate al CEC, il CISDE, l’alleanza delle agenzie di sviluppo cattoliche, e Pax Christi International. “A quattro anni dall’operazione ‘Piombo fuso’, la storia non deve ripetersi”, affermano le tre organizzazioni che aggiungono: “Nel lungo periodo, l’uso della violenza non porterà giustizia, pace o sicurezza a palestinesi e israeliani”.
In Svizzera, un analogo appello è stato lanciato congiuntamente dalla Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES) e dalla Conferenza episcopale elvetica. I presidenti delle due organizzazioni ecclesiastiche, rispettivamente il pastore Gottfried Locher e il vescovo Norbert Brunner, hanno richiamato le due parti ai loro doveri nei confronti della popolazione civile: “il diritto di difendersi non include la possibilità di servirsi dei civili, di ferirli o ucciderli”; deve invece prevalere il diritto umanitario internazionale, specie se il conflitto dovesse malauguratamente continuare. Secondo i due esponenti religiosi, la soluzione del conflitto non può che trovarsi in un accordo negoziale in cui i palestinesi riconoscano il diritto all’esistenza dello stato d’Israele, e gli israeliani rinuncino al blocco di Gaza.