#StopArmiEgitto. “Usiamo i fondi per sanità, scuola e ambiente”

La Commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia aderisce alla Campagna #StopArmiEgitto

Roma (NEV), 12 giugno 2020 – “Ci uniamo alla Campagna #StopArmiEgitto nel chiedere una profonda revisione dell’industria militare nella direzione della riconversione a fini civili. Come abbiamo già detto varie volte è necessario spostare i fondi dai bilanci militari verso altri obiettivi, quali la lotta contro il Covid-19 e il rimedio ad altre crisi sociali, sanitarie e ambientali”.

Anche la Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in quanto facente parte della Rete Italiana per il Disarmo, partecipa alla campagna #StopArmiEgitto.

Sulla vicenda ha riferito ieri alla Camera dei deputati durante un question time il ministro degli esteri Di Maio rispondendo che “l’operazione per la vendita delle armi all’Egitto non è ancora conclusa”.

La Campagna si oppone alla vendita di un’ingente fornitura: due fregate multiruolo Fremm, altre quattro fregate, 20 pattugliatori (che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani), di 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346. 

Il fatto che l’Egitto sostenga “l’offensiva militare in Libia del generale Haftar fornendo basi di supporto e, probabilmente, materiali militari alle truppe di Haftar”;  le misure repressive contro manifestanti e i dissidenti, sparizioni forzate, arresti di massa, torture e altri maltrattamenti, “a seguito del colpo di Stato promosso dal generale Abdel Fattah al Sisi”, nonché la mancanza di chiarezza sull’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni e la situazione di Patrick Zaki, attivista, ricercatore egiziano di 27 anni e studente dell’Università di Bologna, dovrebbero preoccupare, dicono i firmatari della Campagna che aggiungono che una fornitura di armi si configurerebbe come “un esplicito sostegno al regime repressivo instaurato dal generale Al Sisi all’indomani del colpo di Stato del luglio 2013”.

La GLAM sottolinea come “questa campagna possa rappresentare un utile strumento di pressione per una  maggiore e più incisiva azione diplomatica rispetto alla situazione dei due ricercatori Regeni e Zaki, situazione che rivela quanto i diritti umani siano calpestati in Egitto”

Per partecipare alla Campagna gira un video di 30 secondi esplicitando il dissenso alla vendita di armi all’Egitto e il sostegno alle richieste di Amnesty International, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo. Termina il tuo video dicendo “#StopArmiEgitto” e usa questo hashtag coinvolgere le nostre organizzazioni e fare pressione su esponenti governativi e parlamentari. Altrimenti puoi scattare una foto con le grafiche della campagna (clicca qui), ancora una volta usando l’hashtag #StopArmiEgitto per collegarti all’azione congiunta. Diffondi il materiale informativo sulla situazione dei diritti umani e sul commercio di armi italiane in Egitto creato per questa mobilitazione e che trovi sui siti e sugli account di Amnesty International, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo.