Libertà religiosa negata in Alto Egitto

Roma (NEV/AsiaNews), 6 marzo 2013 – Lo scorso 26 febbraio la Corte di Bani Suef, in Alto Egitto, ha respinto il ricorso in appello dei familiari di Nagy Rzik, 10 anni, e Mina Farag, 9, i due bambini di famiglia copta accusati di aver dissacrato il Corano. Essi sono rinchiusi in un carcere minorile dall’aprile 2012 quando sono stati fermati dall’imam locale che li ha accusati di aver urinato sulle pagine del Corano.

Portati in tribunale, senza essere sottoposti ad alcun processo, i bambini sono stati rinchiusi in un carcere minorile. A nulla sono serviti gli appelli del padre e della comunità cristiana locale alle autorità. Nabil e Nady sono entrambi analfabeti e secondo i genitori non potevano sapere cosa vi era scritto su quelle pagine, trovate in un cumulo di rifiuti.

Il caso ha suscitato molte critiche nel Paese. Se verrà portato avanti fino alla condanna, il caso segnerà un grave precedente per il Paese. Per Saaid Abdel Hafez, avvocato per i diritti umani, “il caso rappresenta un triste precedente e in futuro vi potrebbero essere altri processi per diffamazioni religiosa, soprattutto a danno di minori di fede cristiana”.