7° giorno contro la violenza. L’impatto dell’AIDS sulla salute delle donne

L’agenzia NEV ripropone in 16 puntate, dal 25 novembre (Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne) fino al 10 dicembre (Giornata mondiale dei diritti umani), il fascicolo “16 giorni contro la violenza” della Federazione delle donne evangeliche in Italia. In questa puntata si parla di AIDS

Foto Mohamed Hassan / Pixabay creative commons

Roma (NEV), 1 dicembre 2020 – L’agenzia NEV ripropone, uno al giorno, gli spunti di riflessione del fascicolo redatto dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). Intitolato “16 giorni contro la violenza sulle donne. La salute è donna?”, il fascicolo è disponibile integralmente a fondo pagina in italiano e in inglese. I 16 giorni vanno dal 25 novembre, Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al 10 dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani.

16 giorni contro la violenza sulle donne

7° giorno – 1 dicembre 2020

L’IMPATTO DELL’AIDS SULLA SALUTE DELLE DONNE

Ogni 1° dicembre, dal 1981, si celebra la Giornata Internazionale di lotta all’AIDS: un laccio rosso è segno di solidarietà e di presa di coscienza della realtà del virus HIV che nel mondo ha ucciso oltre 25 milioni di persone. Le nuove diagnosi, in Europa, ci dicono che in un terzo dei casi si tratta di donne: nel 2018, in Italia sono state 2847, di cui 618 donne. Nel 92% dei casi, per le donne, l’origine della malattia è legata a rapporti eterosessuali non protetti all’interno di rapporti stabili. La diagnosi arriva in ritardo per una donna su due: spesso ciò è legato ad un problema culturale e di moralismo.

MARIA, 35 ANNI

Maria è divorziata, conduce una vita regolare, ha una figlia a carico e una relazione stabile da 7 anni. Un giorno ha cominciato ad avere dei sintomi molto strani, a ciò sono seguite analisi del sangue per scongiurare le peggiori infezioni, fino al giorno che ha dato autorizzazione per poter fare il test, risultando positiva al virus HIV. Si domanda: che cosa devo fare? A chi lo devo dire? La sieropositività fa ancora paura alla società, ancora oggi i pregiudizi sono molti. Pianti, disperazione, rabbia, e Marco che crolla e sparisce. Maria dovrà prendere medicine per tutta la vita, non ha la garanzia di non ammalarsi d’AIDS, e ha un rischio maggiore di sviluppare patologie correlate all’infezione e all’assunzione dei farmaci. A sua figlia ancora non ha detto nulla, ma lo ha raccontato alla sua amica, che ha ascoltato le sue paure, le sue preoccupazioni, i suoi dubbi, senza giudicare e ciò, per lei, è stato importante.

DOMANDA per discutere

Come aiutare una donna (o un uomo) positivi all’AIDS?

SUGGERIMENTO DI VISIONE

A PROPOSITO DI DONNE, Regia Herbert Ross, Usa 1995, 118’ min. – DVD

Storia dell’amicizia che lega tre donne diverse tra loro, una delle quali mala-ta di Aids.

VERSETTO BIBLICO

E Tamar si sparse della cenere sulla testa, si stracciò di dosso la tunica con le maniche e mettendosi la mano sul capo, se ne andò gridando. (II Samuele 13, [15-]19)

COMMENTO

PREGHIERA

 

Insieme alla creazione tutta, attendiamo la manifestazione del Regno che spezza le barriere dell’intolleranza e costruisce ponti di solidarietà, che lenisce le profonde ferite del pregiudizio, dello stigma e della discriminazione verso le persone con HIV rispettando i loro diritti. Dio della vita, fa di noi guardiane di riservatezza, santuario di sicurezza per tutte le diversità identitarie, fa che ritorniamo a pensare al senso della nostra missione.

Amen

Le donne che vivono con HIV si ritrovano nel racconto di Tamar. Vittime del potere maschile che possiede il corpo femminile come se si trattasse di un oggetto o di un territorio. Esse, nel silenzio, guardano la loro infamia, altre al contrario ascoltano il suo grido e denunciano pubblicamente affinché sia fatta giustizia. Come per Tamar, il silenzio nel quale vivono non è una decisione autonoma, bensì un’imposizione, una forma di violenza, conseguenza del potere che hanno gli altri (uomini, famiglia, capi, vicini, società) su di loro. Il loro rimanere in silenzio è per non essere colpevolizzate, ma anche per una relativa serenità. Altre poche, come Tamar, sono disposte al grido pubblico straziante perché sanno che questo è il male minore di fronte a tutto quello che possono ottenere per loro stesse e per quelle donne che condividono la loro condizione. La giustizia, in quanto realtà che grida al cielo.


Qui il fascicolo integrale in italiano: “16 giorni contro la violenza sulle donne. La salute è donna?

Qui il fascicolo in inglese: “16 days Fdei 2020_english