Myanmar, la preoccupazione delle chiese mondiali

Una lettera congiunta alle chiese e comunità in Myanmar del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e della Conferenza cristiana dell'Asia sui recenti sviluppi in Myanmar.

A farmer in the field in Maelah Refugee Camp, Myanmar. Photo: WCC

Roma (NEV), 4 febbraio 2021 – “Osserviamo con preoccupazione e grande tristezza i recenti sviluppi in Myanmar […] è con profonda apprensione che seguiamo quanto sta accadendo nel Paese e preghiamo che gli ultimi fatti non portino a una escalation di violenza e di sofferenze”.

Lo scrivono Ioan Sauca, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (CEC) e Mathews George Chunakara, segretario generale della Conferenza cristiana dell’Asia, in un messaggio congiunto.

Nella lettera pastorale alle chiese e alle comunità in Myanmar, il Consiglio Mondiale delle Chiese (CEC) e la Conferenza Cristiana dell’Asia, dopo aver espresso “preoccupazione e grande tristezza” per i recenti sviluppi in Myanmar, lanciano un appello per “un ritorno pacifico sul cammino della democrazia, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà, inclusa quella di religione o credo, di tutto il popolo del Myanmar”.

Intanto, secondo l’agenzia Fides, si è rivolto ai capi dell’esercito in Myanmar il cardinale Charles Maung Bo che, all’indomani del colpo di stato, aveva già diffuso un accorato messaggio rivolto al popolo del Myanmar e alla comunità internazionale.

“I rappresentanti eletti del nostro popolo che appartengono alla Lega Nazionale per la Democrazia sono agli arresti. Cosi’ sono molti scrittori, attivisti e giovani. Vi esorto a rispettare i loro diritti e a rilasciarli al piu’ presto. Non sono prigionieri di guerra; sono prigionieri di un processo democratico. Promettete la democrazia: essa inizia con il loro rilascio”, ha dichiarato il cardinale.

Oggi la giunta militare, secondo quanto riportano le agenzie stampa, avrebbe bloccato Facebook e gli altri social network più usati, nel tentativo di fermare l’opposizione che si è sollevata contro il colpo di stato di lunedì scorso.

Quanto alla comunità internazionale, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in un’intervista al Washington Post, ha detto: “Faremo tutto il possibile per mobilitare tutti gli attori chiave della comunità internazionale per mettere sufficiente pressione su MYANMAR ed assicurarci che questo golpe fallisca. Sfortunatamente il Consiglio di Sicurezza non ha raggiunto l’unità a questo proposito”, ha proseguito, alludendo alla decisione della Cina di bloccare ieri una risoluzione di condanna presentata dal Regno Unito davanti all’esecutivo Onu. Guterres ha definito poi “assolutamente inaccettabile” il fatto che l’esercito si sia reso protagonista di un golpe “per rovesciare il risultato delle elezioni e la volontà popolare” dopo le legislative di novembre.

Qui il testo integrale della lettera.


Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) è l’organismo più ampio ed inclusivo tra le diverse organizzazioni del movimento ecumenico moderno. Fondato ad Amsterdam (Paesi Bassi) il 22 agosto del 1948, è formato oggi da 348 chiese membro in 110 paesi del mondo e rappresenta circa 500 milioni di cristiani. Il CEC, con sede a Ginevra (Svizzera) comprende la maggior parte delle chiese ortodosse, numerose chiese protestanti storiche (anglicane, battiste, luterane, metodiste, riformate) e diverse chiese indipendenti: una “comunione di chiese” riunite per promuovere il dialogo e la riconciliazione fra le diverse tradizioni cristiane. QUI la scheda di approfondimento sul CEC.