Berlinale. A “Fuocoammare” di Rosi anche il Premio della Giuria ecumenica

Lo staff di “Mediterranean Hope” a Lampedusa: Rosi entrato nell’anima dell’isola

Roma (NEV), 24 febbraio 2016 – A “Fuocoammare”, documentario di Gianfranco Rosi, vincitore dell’orso d’Oro della Berlinale, va anche il Premio della Giuria ecumenica, con la seguente motivazione: “Fuocoammare intreccia i destini dei rifugiati africani con la vita di una famiglia di pescatori italiani di Lampedusa. Attraverso immagini di notevole intensità poetica, Rosi fa luce su due mondi separati, uniti dalla figura di un dottore e dal motivo ricorrente del mare, che alcuni nutre ed altri uccide. Un film che ritaglia una nuova prospettiva sulla catastrofe e che si rifiuta di accettare il fatto che lo status quo rimanga incontestato”. A convincere la giuria ecumenica, presieduta dalla tedesca Marisa Winter e composta come ogni anno da tre cattolici e tre protestanti, è stata “la poetica” applicata alla “tematica”.

Per girare il documentario il regista Gianfranco Rosi ha vissuto l’isola negli stessi mesi in cui si è stabilito a Lampedusa l’Osservatorio sulle migrazioni mediterranee “Mediterranean Hope” (MH), progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). “Il nostro staff ha avuto modo di vivere l’isola con il regista Gianfranco Rosi – dice Francesco Piobbichi, operatore di MH -. Abbiamo visto il suo impegno quotidiano. Lo abbiamo visto girare durante gli sbarchi, e con lui ci siamo anche confrontati. Non ha lavorato mordendo e fuggendo l’isola come fanno in molti, ma ha cercato di entrare, riuscendoci, dentro l’anima di Lampedusa vivendola per più di un anno”.

Oltre al Premio per la competizione internazionale, la Giuria ecumenica della 66esima edizione del Film Festival di Berlino ha anche premiato pellicole della sezione “Panorama” e “Forum”: nel primo caso è andato a “Les premiers, les derniers”, produzione franco-belga diretta da Bouli Manners. Nel secondo caso il premio della giuria ecumenica è andato ex-aequo a due film: “Les Sauteurs” di Moritz Siebert e Estephan Wagner – film danese che racconta le speranze dei migranti di Melilla (nel Marocco spagnolo) che al di là del filo spinato sognano l’Eldorado europeo; e “Barakah meets Barakah” di Mahmoud Sabbagh, una pellicola che, con ironia, racconta l’amore “libero” di due ragazzi nell’Arabia Saudita di oggi.