SCHEDA. I metodisti in Italia e nel mondo

Con quaranta comunità, e una popolazione di circa 5.000 persone, le chiese evangeliche metodiste italiane sono una delle componenti del protestantesimo italiano. Dal 1979 esse si sono integrate con le chiese valdesi in un unico Sinodo, a conclusione di un lungo processo.

L’origine delle chiese metodiste si collega a un vasto movimento di risveglio religioso che si è sviluppato nell’Inghilterra e nel Nord America nel corso del XVIII secolo e si è diffuso poi, attraverso l’azione dei suoi missionari, in Europa e nel resto del mondo. Con una popolazione totale di quasi 50 milioni (di cui più di meta negli Stati Uniti d’America) i metodisti sono oggi una delle maggiori denominazioni mondiali e si distinguono per il loro dinamismo missionario e la loro sensibilità per i problemi sociali e politici.

Il metodismo nasce a Oxford intorno al 1739 a opera del predicatore John Wesley (1703-1791) e si sviluppa negli anni successivi soprattutto in ambiente popolare e con forte partecipazione laica in quell’Inghilterra che cominciava a sperimentare le complesse conseguenze sociali della prima rivoluzione industriale. Da movimento di dissenso ecclesiale nei confronti della chiesa stabilita (anglicana) di cui Wesley era pastore, il metodismo si vede costretto, dopo la sua morte, a organizzarsi come chiesa indipendente.

Il metodismo (il nome nasce come soprannome per la metodicità con cui i primi seguaci di Wesley organizzavano la loro vita religiosa ed etica) si è caratterizzato fin dal principio come una fede che chiamava ad un a condotta morale coerente. Esso riprende l’intuizione fondamentale di Lutero sulla salvezza per grazia e non per opere meritorie, ma insiste in modo particolare sulla necessità di vivere la vita cristiana in modo visibile, sulla partecipazione dei laici alle responsabilità per la missione e per la vita della chiesa e sulla esigenza di una evangelizzazione dal basso, che lo ha spinto ad organizzarsi in gruppi o “classi” e in una rete di collegamenti sovrapparrocchiali, i  “circuiti”.

Il movimento metodista ha esercitato un’influenza profonda sui paesi di cultura anglosassone, al di là dei confini della chiesa metodista organizzata, dando il via a quella corrente di spiritualità “evangelica” che ha promosso nuove iniziative missionarie o di “missione interna”, per la formazione dell’infanzia (le “scuole domenicali”, oggi istituzione tipica di tutte le chiese protestanti, sono un’invenzione metodista), per la lotta contro la schiavitù o contro piaghe sociali come lo sfruttamento dei minori o l’alcoolismo. Il movimento metodista ha dato così la sua impronta specifica al protestantesimo di lingua inglese. Anche le prime Trade Unions, e più tardi la creazione del partito laburista inglese, sono iniziative sorte su un terreno preparato dall’opera dei predicatori metodisti.

In Italia i metodisti sono presenti dal 1859 come opera missionaria promossa dall’Inghilterra, in un tempo in cui dall’Europa si guardava all’Italia come un paese da rinnovare mediante l’evangelizzazione. Questa del resto rimane ancora oggi la loro linea di fondo. Nel 1872 iniziano la loro opera i metodisti americani (detti “episcopali” perché chiamano vescovi i loro sovrintendenti eletti). I due rami metodisti si fondano nel 1946 per formare la Chiesa evangelica metodista d’Italia.

Questa dà nuovo impulso al processo di avvicinamento con la Chiesa valdese, iniziato nel 1942; nel 1942 partecipa alla fondazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC); raggiunge nel 1962 la piena autonomia e si costituisce come Confederazione autonoma. Da allora si apre un periodo di collaborazione con la Chiesa valdese che si conclude nel 1975 con il Patto di integrazione e che raggiunge la sua piena attuazione con il primo Sinodo comune delle due chiese nel 1979. Si è così giunti fra metodisti e valdesi ad una gestione comune della vita ecclesiastica sulla base del riconoscimento di una comune vocazione. Le due chiese integrate si presentano con il nome di “Chiesa evangelica valdese – Unione delle chiese valdesi e metodiste”, con un unico organo esecutivo, la “Tavola Valdese”. Le chiese metodiste hanno un proprio organismo, l’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), che si occupa di gestire il proprio patrimonio e i rapporti ecumenici.

I metodisti italiani sono presenti in oltre 80 località in alcune grandi città (Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo), in molti centri dell’Italia orientale e con aree di diffusione nel sud (Abruzzi, Basilicata, Sicilia). Metodista è il centro giovanile di Ecumene, presso Velletri, che svolge un programma di formazione biblica e di riflessione politica e alcune opere sociali in Abruzzo, Campania, Basilicata e Sicilia.

Negli anni i metodisti italiani si sono dimostrati particolarmente consapevoli delle implicazioni sociali del messaggio cristiano caratterizzando in questo senso la loro partecipazione alle iniziative comuni del protestantesimo italiano. Fra queste la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che essi hanno contribuito a fondare nel 1967, e la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS).

Dal 1984 i rapporti tra le chiese valdesi e metodiste e lo Stato italiano sono regolati da una Intesa (legge 449/1984), sulla base dell’art. 8 della Costituzione.

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Sulla storia e il pensiero metodista: Reginald Kissack, G.Wesley. La vita e il pensiero, Claudiana,   Torino; Sergio Carile, Attualità del pensiero teologico metodista, Claudiana, Torino 1971; Sergio Carile, I metodisti nell’Inghilterra della Rivoluzione industriale, Claudiana, Torino 1989.

(Nev-notizie evangeliche/aprile 2016)