Donne protestanti aderiscono alla Marcia Perugia-Assisi per la pace

La presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia, pastora Gabriela Lio: “Auspichiamo il potenziamento della presenza delle donne nella risoluzione non violenta dei conflitti, per la creazione di una pace duratura”. Finché i negoziati continueranno a essere appannaggio delle forze politiche, militari, belliche essenzialmente maschili, così come è la mascolinità a emergere in tempi di guerra, la costruzione della pace sarà sempre parziale

Immagine d'archivio. La FDEI partecipa alla manifestazione in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Roma (NEV), 29 settembre 2021 – La Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) ha aderito alla Marcia Perugia-Assisi per la pace del 10 ottobre prossimo. Quest’anno si celebrano fra l’altro i 60 anni della storica Marcia, che prese il via il 24 settembre del 1961 guidata dal professor Aldo Capitini. Quest’anno la marcia è dedicata a Gino Strada, fondatore di Emergency recentemente scomparso.

Qui, la dichiarazione per la Federazione da parte della sua presidente, pastora Gabriela Lio:

“La FDEI ha aderito alla Marcia Perugia-Assisi per la pace 2021 quale momento di solidarietà con le donne Afghane e quale momento di riflessione sull’impatto che i conflitti armati e la violenza contro le donne hanno sui corpi femminili (stupri, sterilizzazioni, gravidanze ed aborti forzati, sono ampiamente documentati). Infatti, l’irruzione della guerra amplifica situazioni di emarginazione e di violenza di genere (fisica, psicologica, economica) e altre forme di violenza di genere si sistematizzano, divenendo costitutive delle tattiche di guerra e dei processi di genocidio.

La FDEI, che da anni afferma il valore della dignità e il ruolo delle donne nella costruzione di comunità solidali, interculturali e il valore aggiunto della presenza delle donne come mezzo di pace, afferma anche l’importanza del ruolo delle donne nella costruzione della pace nel mondo e pertanto auspica il potenziamento della presenza delle donne nella risoluzione non violenta dei conflitti per la creazione di una pace duratura.

Proprio perché i negoziati continuano ad essere appannaggio delle forze politiche, militari, belliche essenzialmente maschili, così come la mascolinità in tempi di guerra, sono gli stessi che orientano la costruzione post-conflitto.

Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma, quale chiave per costruire la pace dove siano rispettati i diritti delle donne e dove le donne siano coinvolte nei negoziati di pace e nella ricostruzione post-conflitto, per prevenire le guerre, e costruire una pace positiva”.