Parigi val bene un baccanale – una riflessione del pastore “pop” Peter Ciaccio

Foto https://fr.m.wikipedia.org/wiki/Fichier:Bijlert_09-530998.jpg

Roma (NEV), 31 luglio 2024 – Pochi secondi della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Parigi hanno suscitato dure critiche da parte di personalità di fede cristiana di ogni tipo. Il comitato organizzatore ha chiesto scusa, dichiarando che non c’era alcun intento offensivo.

È il caso di ricostruire il contesto e capire cos’è successo. Durante la tradizionale parte di extravaganza, cioè lo spettacolo popolare espressione della nazione ospitante, il ponte Debilly sulla Senna è stato trasformato in un misto tra la pista di discoteca e la passerella per le sfilate di moda. Al posto dei soliti modelli e modelle, abbiamo visto persone travestite insieme a quelli che una volta sarebbero stati definiti “fenomeni da baraccone”, nella tradizione del drag show e del freak show.

La posa contestata è sembrata a molti (anche a chi scrive) una versione queer dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Senza prendersi un momento per riflettere, diversi spettatori (tra cui, purtroppo, persone con una responsabilità civile e religiosa) hanno subito gridato allo scandalo, alla provocazione blasfema, all’offesa dei sentimenti religiosi cristiani. Anche esponenti di altre fedi hanno subito espresso solidarietà ai cristiani, con la stessa enfasi che se si fosse trattato di un attacco terroristico.

Proviamo a ragionare e a trarre delle conclusioni su questa polemica, che forse si sarebbe potuta evitare, ma che ci dice molto del tempo presente.

Anzitutto, l’Ultima Cena di Leonardo è stata imitata e parodiata, plagiata e omaggiata negli ultimi cinque secoli. Negli ultimi cinquant’anni è diventata un’icona pop: pensiamo al film La pazza storia del mondo, vol. 1 di Mel Brooks, alla serie tv I Simpson o agli allestimenti fotografici di David Lachapelle. La contestata rappresentazione olimpica, appunto, non si rifà direttamente all’affresco leonardesco, ma a un quadro della metà del Seicento che gli è fortemente debitore: il Banchetto degli Dei (1640) di Jan van Bijlert, pittore caravaggesco di Utrecht, un riformato che dipingeva di nascosto per i cattolici. Esposto al Museo Magnin di Digione, mostra un Apollo molto simile al Gesù di Leonardo, che è separato dalla commensale alla sua destra da uno spazio a V, come il vuoto tra Gesù e il discepolo che Lui amava nell’Ultima Cena. Come nel quadro di Bijlert, durante lo spettacolo olimpico è spuntato un Bacco in primo piano.

Da notare che la chiave dell’intera cerimonia di apertura di Parigi 2024 era il kitsch, il “pacchiano” che solitamente si riconosce nell’imitazione dell’imitazione. L’immagine contestata era in quel contesto: non c’è dunque nulla di anticristiano. Si può contestare il kitsch e il pacchiano (che affligge l’architettura di molte chiese e l’arte al loro interno), ma l’intento blasfemo sembra non esserci stato.

Detto questo, al di là dei riflessi pavloviani che emergono nella pretesa di essere perseguitati da parte di chi perseguitato non è, si possono trarre alcune considerazioni da questa vicenda, per prepararsi alla prossima analoga polemica.

In primo luogo, qualunque rappresentazione del sacro è in sé profana. Lo testimoniano, nell’antichità il secondo comandamento (immagini) e, più recentemente, Il tradimento delle immagini (1929) di René Magritte (il celebre quadro di una pipa con la scritta «Questa non è una pipa»). L’espressione “arte sacra” è una convenzione ed è un ossimoro. Rimanda al sacro, richiama il sacro, ma non è in sé “sacra”. Se l’Ultima Cena di Leonardo è ormai entrata nel gusto comune, siamo certi che all’epoca non suscitò un plauso unanime. In molti avranno avuto da ridire sulle scelte dell’artista, com’è normale e giusto che sia.

In secondo luogo la domanda che mi pongo è: se il problema parigino era una possibile allusione all’Ultima cena di Gesù, qual era esattamente lo scandalo e dov’era esattamente la derisione? Sorge il legittimo sospetto che lo scandalo fosse dato dall’esistenza stessa di quelle persone. Persone queer e persone freak non si sono “conciate” così per chissà quale velleità blasfema: quelle persone sono così. Lo scandalo è dunque quello dell’Ecce Homo, dell’essere umano mostrato nella sua vulnerabile realtà. La verità è probabilmente che, per alcuni, quelle persone sono oggetto di derisione: sono queer e freak, letteralmente “bizzarri” e “scherzi della natura”. Allora, siccome oggi non è socialmente accettabile deridere queste persone, qualcuno le ha trasformate in soggetto di derisione: «Guarda, sono loro che ti prendono in giro, che deridono la tua fede».

In terzo luogo, da come si comportava Gesù nei Vangeli, possiamo trarre la conclusione che probabilmente sarebbe spesso andato a cena con persone queer e freak. Non dire questo è stata un’occasione persa di evangelizzazione.

Una considerazione finale va, però, alle tante persone che sono rimaste sinceramente scandalizzate. L’apostolo Paolo le avrebbe definite senza disprezzo alcuno “i deboli nella fede”, fratelli e sorelle di cui “i forti” dovrebbero prendersi cura (Romani 14-15). Gli esponenti religiosi e civili che hanno scelto di fomentare il sentimento di scandalo non si sono comportati da “custode di mio fratello” (Genesi 4,9). Avrebbero potuto dire: «È solo uno spettacolo kitsch» oppure «Non c’è nessun attacco alla fede cristiana in corso». Avrebbero potuto argomentare, mentre invece hanno scelto di lasciare i fratelli e le sorelle nello sgomento, alcuni per pigrizia mentale, perché non hanno voluto prendersi del tempo per riflettere, altri sperando di capitalizzare sulla rabbia, per diventare ancora più forti. Questo è il vero scandalo.

Peter Ciaccio


Sul tema leggi anche:

Paris Olympics are behind the curve on DEI | RFBF (religiousfreedomandbusiness.org)

On behalf of global Christian fellowship, WCC calls for explanation of Olympics opening ceremony | World Council of Churches (oikoumene.org)