Paolo Ricca, un congedo valdese

Paolo Ricca, foto archivio nev/er

Roma (NEV), 18 agosto 2024 – Si è tenuto ieri a Torre Pellice (Torino) il funerale del teologo e pastore valdese Paolo Ricca, proprio nel cuore delle Valli valdesi dove è nato, il 19 gennaio 1936. Quelle Valli che, come recita un antico inno valdese, sono “un tempio” e una “casa”, seppur impervie e strette, rifugio di questo popolo-chiesa che quest’anno celebra 850 anni di storia.

Moltissime persone hanno voluto rendere omaggio alla vita del celebre teologo, con innumerevoli messaggi, ricordi e testimonianze. C’è chi si sente “orfano”, chi lo chiama “maestro”, chi gli rende omaggio come “una delle persone più importanti della mia vita”. Testimone di fede, di umiltà, di gioia, probabilmente accoglierebbe queste manifestazioni di stima, di affetto e di amore verso la sua persona con un sorriso discreto.

Paolo Ricca è stato uomo di fede coraggiosa e contagiosa. Primo pastore valdese a prendere parola nella Basilica di san Pietro, aveva detto: “Pietro è il primo, ma non è l’unico. Gesù risorto chiamerà Paolo, il quale fonderà molte chiese sullo stesso fondamento di Pietro, cioè sul Tu es Christus. E io mi chiedo se Gesù non voglia fare anche di noi dei tanti piccoli ‘Pietro’. Gesù ha bisogno di molti ‘Pietro’, non basta uno. E forse questa sera vuole fare anche di noi dei piccoli ‘Pietro’, delle piccole rocce domestiche, sulle quali lui, Gesù, vuole costruire la sua chiesa.

“Ringrazio di cuore tutti coloro che sono stati presenti l’altro ieri a Roma all’ospedale San Camillo e ieri mattina a Torre Pellice per salutare mio padre – ha scritto su Facebook la figlia Laura –. Grazie per averlo ricordato con parole piene d’amore e gratitudine. È stato bello ascoltarvi, pregare insieme e sentirvi così partecipi e vicini”.

Nel sermone della cerimonia funebre, durata oltre due ore, il pastore valdese Gianni Genre ha detto: “Siamo qui, oggi, per rendere grazie a Dio per la vita di Paolo Ricca. Un momento di culto, di rendimento di grazie al Signore, questo vuol essere anche oggi il momento di congedo che chiamiamo funerale. Abbiamo tutte e tutti, molti e diversi motivi di gratitudine a Dio per ciò che abbiamo ricevuto da Paolo”. È un congedo valdese, come spiega il pastore: “Nessuna azione di suffragio, nessun rito religioso destinato a lui o a noi, perché affidiamo Paolo al Signore della vita, quel Signore che Paolo ha conosciuto e predicato instancabilmente”.

Paolo Ricca aveva deciso, da lungo tempo, che sarebbe stato meglio non avere un funerale. “Solo nelle ultime settimane ha pensato che fosse forse opportuno avere un momento di riflessione e di ascolto” ha proseguito Genre, invitando a “raccogliere qualche frammento dell’eredità che Paolo ci lascia (anche questo è nostro compito quando prendiamo congedo), provando a chinarci, nella dimensione della riconoscenza, sulla traccia che ha lasciato la sua vita”.

Nel ricordare i mille e mille impegni del teologo (nonché padre, marito, fratello, amico…), il pastore ha sottolineato come “in mezzo a questa montagna di impegni assolti, ciò che ci appare davvero incredibile, era la sua capacità di lasciarsi interrompere per ascoltarti. […] E ti accorgevi, sempre, e ne eri edificato, che lo faceva con attenzione e con gioia, come tutte le altre cose che faceva. Tutte!”.

Nelle letture bibliche, Genre si è soffermato sulla figura di Gedeone, rimarcando quanto Paolo Ricca ha sempre condiviso nella sua vita: “Vai con la forza che tu hai. È bellissima questa parola che Dio rivolge a Gedeone. Questa parola che ha rivolto a Paolo e a cui Paolo ha creduto. Non gli ha detto e non dice neppure a te: vai con la forza soprannaturale che ti darò, vai con i superpoteri che riceverai. No, vai con la forza che tu hai, che hai già ricevuto”. Questo esempio ci esorta a “Fare del proprio meglio, certamente, ma senza guardare con ansia ai propri risultati e, ancor meno, al proprio successo. Il resto non è affar nostro, non era affar suo. Il resto, tutto il resto, è affare di Dio, è sempre affare di Dio”.

La vita di Paolo Ricca è stata una vita di predicazione, di profezia, di pensieri e di parole. “Paolo ti dava sempre l’impressione di darti fiducia, quando parlavi con lui, perché sapeva della fiducia prioritaria, precedente, quella di Dio che lo ha reso libero per il suo servizio nei confronti della chiesa e del mondo. E per renderlo capace, a sua volta, di seminare fiducia” ha detto ancora il pastore Genre, chiudendo così: “Poi, però, dovrai imparare a dire con Lutero: «La sera, quando vado nella mia stanza, butto le chiavi ai piedi del mio Signore e gli dico ‘Adesso è tutto affare tuo’». Adesso, Paolo Ricca ha buttato le chiavi ai piedi del suo e nostro Signore. Anzi, io credo le stia già riprendendo. E stia concordando con Lui sul come riprendere il filo del discorso appena interrotto. Sono certo che la faccenda sia impegnativa per Paolo Ricca, ma credo lo sia anche per Dio. Soli Deo gloria! E così sia!”.

Al funerale di Paolo Ricca hanno portato il loro saluto, fra l’altro, anche la moderatora della Tavola valdese, diacona Alessandra Trotta; il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Daniele Garrone e il vescovo di Pinerolo, in rappresentanza della CEI, Derio Olivero.

Paolo Ricca si è spento lo scorso 14 agosto a Roma. La commemorazione ufficiale a avrà luogo il 16 settembre presso la Chiesa Valdese di piazza Cavour, a Roma, alle 17.00.


Nel suo ultimo contributo per l’Agenzia NEV, Paolo Ricca si è definito “ecumenico, ma protestante. Essere ecumenico vuol dire guarire dal settarismo che minaccia tutti i gruppi umani e tutti i gruppi cristiani di qualunque tipo, ma anche superare l’illusione di essere l’unico cristiano del mondo”.

Leggi qui: Cosa significa essere valdesi, oggi. Risponde Paolo Ricca (nev.it)


Il saluto di Torre Pellice a Paolo Ricca, teologo curioso e impegnato (rainews.it)