Vota con amore. La campagna delle chiese americane in vista delle elezioni

Torre Pellice (NEV), 27 agosto 2024 – Vote with Love. Vota con amore. È questo il claim della campagna promossa dalla Chiesa unita di Cristo (UCC) negli Stati Uniti d’America, in vista delle elezioni del prossimo novembre. Votare con amore, secondo l’UCC, è un atto di speranza e di “resistenza profetica”, in linea con l’insegnamento di Proverbi 31:8-9 che invita a difendere i diritti dei più vulnerabili. La partecipazione attiva è un dovere morale e spirituale, affermano le Chiese di Cristo americane.

La campagna “Our Faith, Our Vote” esorta la comunità di fede a votare come espressione di amore e giustizia, ispirandosi al versetto di 1 Giovanni 3:18. “Votare è un atto sacro che può influenzare il futuro del Paese e del mondo, soprattutto in un contesto politico segnato da cinismo e apatia” afferma l’UCC.

Sono diverse le iniziative in campo in questi mesi, non solo sui diritti di voto, ma anche sul salario minimo, su matrimonio tra persone dello stesso sesso, sicurezza pubblica. 23 Stati hanno approvato leggi per ampliare l’accesso al voto nel 2023 e diversi tribunali hanno difeso il Voting Rights Act. La campagna dell’UCC afferma che ogni cittadino deve poter votare, a prescindere dalla propria situazione.

Intanto, sembra crescere il consenso intorno alla candidata democratica alla Casa Bianca Kamala Harris. È la prima donna nera a essere candidata presidente da un grande partito e prima di origini asiatiche.

La sua storia religiosa e spirituale personale diversificata “è molto rappresentativa della composizione multireligiosa dell’America – si legge su Riforma –. Cresciuta come indù da sua madre, Shyamala Gopalan, originaria di Chennai, in India, da ragazza veniva spesso portata alla 23rd Avenue Church of God a Oakland, in California, dalla sua vicina, Regina Shelton, insieme alla sorella Maya. Da grande, Harris si unì a una chiesa battista nera, la terza chiesa battista di San Francisco, guidata dal pastore Amos Brown”.

Una candidatura accompagnata anche dalle preghiere e da messaggi che si potrebbero definire “evangelici”. Su X la stessa Harris ha scritto “Stiamo lottando per un futuro in cui amiamo il prossimo e, nel viso di un estraneo, vediamo il nostro prossimo”.

E, a proposito di preghiere, nel commentare l’articolo The Next Baptist President of the United States? (wordandway.org) la pastora battista Cristina Arcidiacono ha affermato: “Mentre Trump cerca (e ottiene) fondi dagli evangelici bianchi, Kamala Harris testimonia un’esperienza di fede interreligiosa che le ha permesso di vivere la propria fede evangelica battista nella complessità della realtà, in una azione per chi è ai margini, con chi è messa ai margini. Il futuro è già presente, perché è già vissuto. Come la resurrezione. Il suo pastore e la sua famiglia, testimoni attivi delle lotte per i diritti civili, pregano per lei. Mi unisco, da sorella di fede e comune umanità, a loro”.