Nuova presidenza UE. Leader di chiese europee a colloquio con Malta

Politiche migratorie e di accoglienza, cambiamento climatico, inclusione sociale e lotta alla povertà tra i temi discussi. Preoccupazione per l’instabilità in molte parti del mondo.

Roma (NEV), 11 gennaio 2017 – Lo scorso 6 gennaio si è svolto a Malta il consueto incontro tra le chiese europee e la presidenza semestrale dell’Unione europea (UE), tenuta dal 1° gennaio dall’ex-colonia britannica alle porte del continente africano. Il primo ministro maltese, Joseph Muscat, insieme a rappresentanti del governo, ha incontrato una delegazione di leader cristiani maltesi ed europei: tra gli altri erano presenti per la Conferenza delle chiese europee (KEK) la coordinatrice della comunicazione Erin Green, per la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) la segretaria generale Doris Peschke e Olivier Poquillon, segretario generale della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (COMECE).

Tra gli ambiti principali di discussione le politiche migratorie e di accoglienza europee, in relazione alle quali la delegazione KEK-COMECE non ha esitato a formulare una richiesta molto precisa: l’istituzione, cioè, di vie legali e sicure verso l’Europa per chi scappa da guerra e persecuzione, mettendo al centro l’importanza per i profughi del mantenimento dell’unità famigliare, ma anche, nel caso, promuovendo procedure rapide di ricongiungimento. Per i rappresentanti di chiese europee le risposte in materia di immigrazione e accoglienza di profughi dovranno in futuro tener conto delle cause, e non solo gli effetti, che provocano il massiccio spostamento di persone da alcune zone del mondo ad altre; ad esempio è stata citata la grave crisi ecologica di questo tempo. Pertanto, la delegazione ha incoraggiato il governo maltese ad adottare sul tema “un approccio olistico e globale”.

Tra i temi in discussione anche il cambiamento climatico e l’implementazione dell’accordo di Parigi (COP21); l’inclusione sociale e la lotta alla povertà; le politiche di confine. Particolare preoccupazione è stata espressa per l’instabilità in molte parti del mondo, in particolare nel Medioriente e in Africa, ma anche per lo sfaldamento della stessa Unione, a cominciare dalla Brexit.