World Economic Forum. A Davos anche leader religiosi

A parlare al WEF della responsabilità che rivestono nel mondo globalizzato gli esponenti di fede, tra gli altri, Olav Fykse Tveit, Justin Welby, Jim Wallis, Suzanne Matale.

Roma (NEV), 16 gennaio 2017 – Il ruolo dei leader religiosi a favore della giustizia sociale, della promozione del dialogo e della pace è diventato cruciale in un mondo globalizzato, dilaniato da numerosi conflitti: ne è convinto il pastore norvegese Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), organismo ecumenico con sede a Ginevra che raggruppa più di 350 chiese evangeliche, ortodosse e anglicane in tutto il mondo per un totale di 560 milioni di cristiani in 110 paesi. Questo il fulcro dell’intervento di Tveit che parlerà al World Economic Forum (WEF) di Davos (Svizzera), il consueto summit che domani apre i battenti nella rinomata stazione sciistica e che riunisce il gotha della politica e della finanza, quest’anno con il tema: “Una leadership chiamata a rispondere responsabilmente”.

Tveit interverrà parlando di fede, dignità umana e mutuo rispetto per affrontare le sfide che il mondo ha davanti: terrorismo, cambiamento climatico, migrazioni, ineguaglianza sociale, populismi, divisioni di genere, razza e religione. Per il segretario generale del CEC il mondo deve incamminarsi verso una “globalizzazione etica” per far fronte alle sfide del nostro tempo, e il concetto di “responsabilità” dei leader deve essere sostituito con quello di una “mutua garanzia”, nel rispetto degli interessi di tutti e nel perseguimento di valori condivisi. Mutua responsabilità e fiducia, per Tveit sono punti di svolta essenziali, che si sia credenti oppure no. Leadership quindi significa prima di tutto “mettere in primo piano gli interessi dell’umanità”, afferma Tveit, sperando che il summit di Davos possa essere un’occasione per ricalibrare l’economia gloable in questo senso.

Sul tappeto del WEF, dunque, non solo governance economica, alta finanza e geopolitica, ma anche dialogo tra religioni e istituzioni politiche nazionali ed internazionali. Saranno ben 16 i leader religiosi di diverse fedi a partecipare ai lavori, tra cui l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby; lo statunitense Jim Wallis, pastore evangelico e fondatore dell’autorevole rivista “Sojourners”; Suzanne Matale, pastora metodista e segretario generale del Consiglio delle chiese dello Zambia.

Il WEF da qualche anno ha aggiunto alle tematiche centrali dell’agenda globale anche il ruolo delle fedi, cui dedica online uno spazio ad hoc con contributi e riflessioni, consapevole del fatto che in numerosi ambiti – dalla sicurezza alle migrazioni, dal commercio alla parità di genere, dagli investimenti allo sviluppo sostenibile – le religioni possono infatti essere sia lievito per un mondo migliore, sia ostacolo al progresso e alla convivenza pacifica.