Raffaele Volpe: ogni cosa si regge sulla fedeltà di Dio

Roma (NEV), 29 ottobre 2014 – Dal 30 ottobre al 2 novembre si tiene a Chianciano (SI) la XLIII Assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI). Convocata ogni due anni, l’Assemblea raduna circa un centinaio tra pastori e delegati delle chiese locali, per discutere della situazione generale dell’Unione e definire le priorità del lavoro del prossimo biennio. Alla vigilia di questo appuntamento abbiamo rivolto alcune domande al pastore Raffaele Volpe, presidente del Comitato esecutivo dell’UCEBI.

L’Assemblea di Chianciano avrà come motto “Fedele è Dio”. Perché avete scelto questo versetto biblico?

E’ un’espressione che si trova nella Prima lettera di Paolo ai Corinzi (1:9) ed esprime la centralità della fedeltà di Dio. Vogliamo affermare quanto sia importante questa fedeltà anche e proprio nel contesto di un’assemblea in cui le chiese si incontrano, discutono, fanno programmi. Spesso si corre il rischio di dimenticare che ogni cosa si regge sulla fedeltà di Dio: anche le nostre fedeltà, anche i nostri impegni, in qualche modo anche le nostre incompetenze, vengono racchiuse in questo amore fedele di Dio. Abbiamo voluto mettere questa enfasi, questa espressione forte: “Fedele è Dio”.

Quali saranno i temi principali dei lavori?

Il lavoro dell’assemblea si svolgerà soprattutto all’interno di gruppi che discuteranno i tre temi principali. Il primo tema riguarda l’evangelizzazione e la crescita delle chiese – un tema che ormai da tempo insistiamo debba essere messo nell’agenda delle chiese. Fa parte di una strategia di lungo termine per ripensare le chiese come uno spazio vivo, impegnato, dove ci sia cambiamento generazionale e si sappiano coinvolgere persone nuove. Oggi la maggior parte delle nostre chiese sono numericamente piccole e fanno fatica a sopravvivere in un contesto di crisi come quella che stiamo vivendo. Tuttavia, l’orizzonte a cui guardiamo è quello di chiese più autonome, più autosufficienti, capaci di maggiore solidarietà tra loro e di maggiore apertura verso l’esterno. Per raggiungere questo obbiettivo di lungo termine, dobbiamo avere anche una strategia di breve termine per fronteggiare le tante difficoltà di questo momento di crisi, e una strategia di medio termine che consista in una amministrazione oculata delle nostre risorse, sia quelle economiche che quelle umane. La fatica di amministrare oggi, infatti, non ci deve togliere la visione di domani.

Di quali argomenti si occuperanno gli altri due gruppi assembleari?

Il secondo gruppo affronterà il tema della diaconia, l’azione sociale della chiesa, la cui discussione è anche legata ai fondi dell’8 per mille che riceveremo per la prima volta nel 2016. In questa prospettiva, immaginiamo una diaconia che sia territoriale, che parta cioè dai progetti pensati dalle chiese locali, e di rete, capace cioè di costruire reti con altre realtà che già lavorano nell’ambito sociale. Il terzo tema riguarda invece il pluralismo all’interno delle nostre chiese. L’UCEBI è sempre più composta da chiese che presentano differenze da diversi punti di vista. Ci sono, per esempio, differenze legate all’incontro di culture diverse, visto che nell’unione sono presenti molte chiese frutto dell’immigrazione o nate dal lavoro di missionari provenienti da altri paesi. Differenze culturali, quindi, a cui si aggiungono anche significative differenze teologiche e posizioni etiche diverse. La sfida di un’identità che si gioca in uno spazio plurale sarà un tema di confronto.

La serata di venerdì 30 ottobre verrà dedicata alla questione della violenza maschile contro le donne. Perché questo tema e come lo affronterete?

Fu l’assemblea del 2012 a chiedere al Comitato esecutivo dell’UCEBI di organizzare un incontro su questo tema. Lo abbiamo fatto con l’organizzazione di una serata in cui gli uomini che partecipano all’assemblea possano confrontarsi tra loro. Il problema della violenza contro le donne, infatti, non riguarda semplicemente i violenti, coloro che compiono azioni violente. Riguarda soprattutto un certo immaginario maschile sul quale tutti gli uomini devono riflettere criticamente. Riflettere su come il maschio si rappresenta nella relazione con gli altri e, soprattutto, con le altre.