Roma (NEV), 23 marzo 2017 – Riunito simbolicamente a Wittenberg, in Germania, dal 17 al 19 marzo scorso, il Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) ha redatto e reso pubblico un documento di valutazione dell’esperienza europea dalla firma dei Trattati di Roma a oggi. Con l’intento di rilanciarne i valori fondativi.
Sessant’anni dai Trattati di Roma. Una riflessione del Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa
Alla vigilia delle celebrazioni per il 60 ° anniversario dei Trattati di Roma, il Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa sottolinea l’importanza di questi trattati per il processo di integrazione europea. Il preambolo del trattato che istituì la Comunità economica europea metteva in evidenziava obiettivi generali, che sono attuali ancora oggi, come ad esempio “ridurre le differenze esistenti tra le varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite” o come “mettere in comune le risorse al fine di preservare e rafforzare la pace e la libertà”. Nel corso di questi sessant’anni, con l’ulteriore sviluppo dell’Unione europea, molti di questi obiettivi sono stati raggiunti.
Oggi siamo nuovamente preoccupati per il drammatico risorgere delle fratture, dei divari e delle differenze tra gli Stati membri dell’UE e all’interno delle società europee. Nessuna risposta comune è stata trovata per affrontare l’emergenza dei rifugiati e dei migranti, né in termini giuridici, né sulla base di condivisi valori europei. Dopo quasi dieci anni di crisi economica, la situazione sociale di alcuni paesi e società rimane oppressiva e preoccupante. La maggior parte dei cittadini del Regno Unito ha votato affinché il loro paese lasciasse l’Unione europea. Idealmente, le persone si stanno allontanando dal progetto di integrazione. Sempre più partiti politici guadagnano consenso grazie a questo sentimento, sostenendo che la soluzione ai problemi si trovi all’interno dei confini nazionali, lontano dall’Unione europea.
Al contrario, noi ribadiamo che non possiamo più concepire e immaginare la vita delle chiese protestanti in Europa senza la nostra comunità di chiese provenienti da tutta Europa. Il Vangelo ci chiama a non aver paura, all’impegno in una pacifica convivenza (Giovanni 14,1; Matteo 5,9). L’“unità nella diversità riconciliata” è diventata l’identità stessa della Comunione delle chiese protestanti europee. Si tratta di una visione teologica e spirituale, ma che nelle sue prassi assume anche un significato socio-politico. Per quanto riguarda la realizzazione di un’Europa politica, siamo fermamente convinti che un ritorno alle nazioni, comunque esse siano definite, non porti a nessun futuro per la pacifica e benefica coesistenza in Europa e oltre Europa. Le sfide che abbiamo di fronte – la salvaguardia dell’ambiente, la tessitura di buone relazioni con altri continenti vicini ed il loro sviluppo, la gestione della globalizzazione, e molte altre – richiedono soluzioni europee.
Durante la sessione di Wittenberg, dal 17 al 19 marzo 2017, il Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa ha commemorato il 500° anniversario della Riforma in corso. La Riforma ha profondamente cambiato il continente europeo. Superate le divisioni sorte all’interno del protestantesimo durante l’epoca della Riforma, siamo grati per la comunione protestante ed ecumenica sperimentata sul continente. Apprezziamo e riconosciamo pienamente che questi sviluppi sono stati rafforzati dal risveglio politico e dal processo d’integrazione lanciato in Europa dopo il 1945.
Nel settembre 2018, la Comunione di chiese protestanti in Europa terrà la sua ottava Assemblea Generale a Basilea, in Svizzera. Tra gli argomenti che saranno oggetto di discussione, dovremo mettere nero su bianco l’impegno della nostra “comunità europea”. Siamo grati alla Conferenza delle Chiese Europee per gli stimoli pervenutici attraverso la lettera aperta dal titolo “Quale futuro per l’Europa?”, un documento che invita a discutere attivamente di questo futuro e a prendere in considerazione il contributo delle chiese. La disponibilità mostrata da un vasto arco di chiese e gruppi inter-confessionali al fine di organizzare una “Convenzione cristiana europea” per promuovere in Europa la coesistenza cristiana e un’esperienza di fede condivisa è rinvigorimento ben accolto, che conferma l’impegno di matrice cristiana per e in Europa, a fianco dell’impegno profuso da altre organizzazioni cristiane europee.
Il documento originale è disponibile a questo link. La traduzione è a cura dell’Agenzia stampa NEV.
Per approfondire storia, ragioni e scopi della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) è disponibile questa scheda di approfondimento.